Dopo aver diretto un poker da far tremare i polsi (il capolavoro Una vita difficile, il fondamentale Il sorpasso, il seminale I mostri e l’ottimo La marcia su Roma), Dino Risi si concentrò su film altrettanto spericolati ma meno sovversivi, con un rafforzamento del legame con le tematiche del benessere economico e un coerente approfondimento sulla cialtroneria italica.
Il giovedì è una piccola storia sentimentale tra Dino Versini, padre assente e scansafatiche (un riferimento autobiografico abbastanza spudorato), e il figlioletto, Robertino, pignolo e precisino, che vede da cinque anni. In un caldo giovedì d’estate, Dino cercherà di farsi bello agli occhi del figlio, molto più saggio ed equilibrato del padre apparentemente sbruffone e presuntuoso ma in realtà profondamente insicuro.
Scritta da Castellano e Pipolo col regista, è una delicata commedia agrodolce, non sempre allegra, teneramente raccontata, che pur non evitando qualche passaggio funzionale o banale mantiene uno sguardo umoristico ed amaro. Walter Chiari, mai così bravo, misura bene le giuste dosi di fallimento, intimismo, sciatteria, inquietudine, speranza. A far da sottofondo c’è una miriade di canzoni balneari e non (Rita Pavone, Gianni Morandi, Sergio Endrigo) che fa da co-protagonista in un racconto in cui si sente l’aria del tempo. Finale abbastanza malinconico.
IL GIOVEDÌ (Italia, 1964) di Dino Risi, con Walter Chiari, Roberto Ciccolini, Michéle Mercier, Umberto D’Orsi, Milea Vukotic, Alice Kessler, Ellen Kessler. Commedia. ****