Lontano dal Paradiso | Todd Haynes (2002)

Rifacendosi chiaramente alle pellicole girate per la Universal dall’immortale Douglas Sirk, Todd Haynes illustra la storia di una coppia apparentemente felice, Cathy e Frank Whitaker, il cui equilibrio è rotto quando lei scopre che lui intrattiene una relazione extramatrimoniale. Attratta dal suo giardiniere Raymond, vedovo cortese e colto, accidentalmente con una pelle diversa dalla sua, fa mormorare l’ipocrita, perbenista e moralista società della quale era una delle esponenti più rappresentative. E mentre il marito ha scelto una volta per tutte ad andarsene di casa, si trova di fronte ad un bivio: rinunciare ad un amore “impossibile” o dare coraggio alla sua necessità di vita?

Omaggio al women’s film degli anni cinquanta, ne è lo specchio segreto: tutto ciò che Sirk non poteva far vedere per le restrizioni del Codice Hays, lasciando alla malizia e all’intelligenza dello spettatore la capacità di capire le allusioni nascoste dai camini accesi e dalle tempestive dissolvenze, Haynes lo mette in scena con la libertà espressiva contemporanea ma seguendo formalmente gli stilemi del passato.

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Sono palesi i riferimenti e le citazioni a quei film sin dai titoli di testa, ma anche con le belle immagini naturalistiche che riecheggiano anzitutto Secondo amore (in originale All That Heaven Allows), di cui Lontano dal paradiso (ovvero Far From Heaven, non a caso) è più una cover che un remake, sulla scia de La paura mangia l’anima di Fassbinder. I cromatismi della strepitosa fotografia di Edward Lachman esaltano la bellezza plastica di questo modernariato d’autore, un’intelligente riflessione sulla presenza dell’incubo nel sogno promulgato dal cinema classico.

Con raffinato pudore, Haynes ripensa il passato per anatomizzare le problematiche del presente: se l’amore interraziale non è più una tragedia, il razzismo è comunque intramontabile; come testo sulle contraddizioni sociali della borghesia, si chiede se la difesa della reputazione (una parola che torna sempre nel film…) ne sia ancora un valore fondante; l’omosessualità non è più trattata al pari di una malattia, ma certo non guasta ripeterlo a favore di chi convoca ancora esorcisti. C’è un finale memorabile, alla stazione, con un’amarezza in linea col rincorso modello di “classicità”. Favolosa Julianne Moore, che avrebbe dovuto vincere un sacrosanto Oscar.

LONTANO DAL PARADISO (FAR FROM HEAVEN, U.S.A., 2002) di Todd Haynes, con Julianne Moore, Dennis Qauid, Dennis Haysbert, Patricia Clarkson, Viola Davis, James Rebhorn. Mélo. *** ½

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