E se l’aurea cult del non più chimerico film di Celentano sia derivata soltanto dalla sua introvabilità? Intendiamoci: il film è una rivoluzione nel suo contesto. Scardina ogni regola, ne afferma di nuove, non necessariamente migliori, porta con sé un vento di originalità debordante in un panorama cinematografico tutto sommato omogeneo nelle sue differenze solo teoriche. Ma allora il film è un cult perché si regge sulla sua assurdità? Probabile.
E pure non è da sottovalutare la sua accezione prettamente oggettistica, diciamo così: è finito per diventare un cult perché nel corso del tempo è stato decantato come un qualcosa di inenarrabile. La cui realizzazione fu travagliatissima, a cui, si dice, misero mano registi più esperti di Celentano (Tinto Brass? Alberto Lattuada? Sergio Leone?), e poi le polemiche di Maselli che inorridì quando il Festival di Cannes rifiutò il suo Il sospetto per fare spazio al Molleggiato e tante altre cose. Insomma: un ufo.
Ora possiamo vederlo, finalmente (grazie Claudia Mori). Gli aggettivi che mi sovvengono sono svariati: folle, squinternato, destabilizzante, e un’altra manciata, tutti più o meno così. Yuppi Du, fin dal titolo, si propone come un oggetto di difficile, se non impossibile, comprensione. Salta da un genere all’altro, contamina il musical con la commedia, il dramma sociale con il pre-pulp, il mèlo con il paranormale, rompe gli schemi in nome della creatività del suo autore, che poi è la sua anima.
Celentano è il film, non avrebbe senso se privato della sua presenza surreale e seccante, sospesa tra decenza e tenerezza, sfrontatezza e smarrimento. Certamente non è sempre sopportabile, o lo si ama o lo si odia, qui inoltre anticipa quella vena predicatoria che l’accompagnerà nella maturità, sicuramente non ancora con l’acutezza che lo contraddistinguerà nei tempi di Fantastico e Francamente me ne infischio.
Tutte le invenzioni visive e dottrinali di Yuppi Du provengono dal background del suo autore, compreso il fantastico numero musicale di Silvia non è morta è tornata dal canal, di gran lunga il frammento migliore di quest’opera scriteriata e fuori di testa, qua e là irritante, non di rado simpatico. Non lascia indifferenti, sbatacchia.
YUPPI DU (Italia, 1975) di Adriano Celentano, con Adriano Celentano, Charlotte Rampling, Claudia Mori, Gino Santercole, Memo Dittongo, Lino Toffolo, Pippo Starnazza. Musical. ***