Considerare Scarface ciò che non è, ossia un capolavoro. I motivi dell’ormai storica demistificazione sono tanti: da una parte il postmoderno depalmiano; dall’altra la dimensione epica, il sangue, il sesso, il lusso, Al Pacino. Ridimensionare un film che per almeno una o due generazioni è un culto conclamato fa tremare i polsi. Però alla base c’è una storia non tanto priva di qualunque significato morale quanto intrisa di tutto il moralismo di cui era capace, nel bene e nel male, lo sceneggiatore Oliver Stone.
Ovvio che il film fili via in nome dell’entertainment benché con fastidio, costruendo attorno ad un personaggio spesso abominevole una parabola nera di violenza ed eccesso. Merito del mestiere abilissimo di Brian De Palma, che dirige lo script crudo e cinico con competente destrezza. Ne tira fuori un gangster movie anomalo, che estremizza il capolavoro – quello sì – di Howard Hawks (a cui il film è dedicato) e ne attualizza gli orizzonti agli anni ottanta.
Scarface, infatti, è un film profondamente dentro gli anni ottanta, in cui l’azione si muove con il passo sospeso della tragedia greca, dove volti ed espressioni ammiccano all’empatia dello spettatore. Uno spaccato brutale e sovraccarico, tra l’altro immerso in un kitsch sterminato, solo enunciato dalle scenografie sfarzose e nei tutt’altro che minimalisti dialoghi.
È allo stesso tempo anticubano e antiamericano: ambiguo? No: cerchiobottista. E barocco, ridondante, retorico. Se viene scambiato per un capolavoro è anche per responsabilità di Al Pacino, che sprinta verso la leggenda con il rozzo e feroce Tony Montana, mix di sovrabbondanza e patetismo, crudeltà e lampi di banale umanità (non vuole uccidere bambini), capace di esercitare un fascino malato e proveniente dagli inferi.
Pacino è straripante, debordante, davvero mostruoso, un monumento a se stesso e alla sua tecnica di immedesimazione. Comunque indiscutibile che la scena finale non si possa dimenticare, la confusa e convulsa sparatoria degenerativa e crudissima in cui offre veramente la sua anima in cambio di un posto nella leggenda.
SCARFACE (U.S.A., 1983) di Brian De Palma, con Al Pacin, Steven Bauer, Michelle Pfeiffer, Robert Loggia, Mary Elizabeth Mastrantonio, Paul Shenar, Harris Yulin, F. Murray Abraham. Gangster. **