Nonostante qualche farsa di poco conto, è raro che il cinema italiano entri nell’uggia tediosa dell’ufficio. Abbiamo due validi esempi, oltre a questo buffo film di Puccini: Policarpo, ufficiale di scrittura di Soldati e, ovviamente, la saga di Fantozzi. Il Nando che Nino Manfredi (alla prima vera prova da mattatore) incarna in questa commedia è una sorta di incrocio tra i due personaggi sopra citati. Non ha la goffaggine di Fantozzi ma ne possiede il medesimo sguardo smarrito di fronte al potere, e così di Policapro mantiene l’ingenuità qui di matrice popolaresca.
Lasciando perdere parallelismi, va detto che L’impiegato è un film più che dignitoso, non privo di una sua originalità di fondo, che pone al centro della scena un personaggio tenero, candido, sospeso tra sogno e realtà, poco “italiano medio” alla Sordi e di respiro quasi favolistico e, perché no, fumettistico. Alla sceneggiatura misero mano lo stesso protagonista ed Elio Petri, confermando come questo autore già dal principio tendesse chiaramente alla commedia meno conciliate.
Puccini, orfano di Nanni Loy con cui aveva lavorato in Parola di ladro e Il marito, gestisce un cast assai ispirato capitanato da un grande Manfredi, e dove spiccano anche il sottovalutatissimo Andrea Checchi e le due ironiche femme fatale Anna Maria Ferrero e Eleonora Rossi Drago, specialmente quest’ultima molto efficace in un ruolo da allegra bastarda.
L’IMPIEGATO (Italia, 1959) di Gianni Puccini, con Nino Manfredi, Eleonora Rossi Drago, Anna Maria Ferrero, Gianrico Tedeschi, Andrea Checchi, Anna Campori, Sergio Fantoni, Gianni Bonagura, Arturo Bragaglia, Cesare Polacco, Polidor. Commedia. ***