Hollywood ama molto mettersi alla berlina e rappresentarsi senza pietà, spesso come excusatio non petita. Esempio eclatante? Viale del tramonto: «io sono sempre grande, è il cinema che è diventato piccolo». Dunque Hollywood, quindi il cinema americano, e una dimensione che non può più essere gigantesca, specie nel momento di (prima) massima minaccia della televisione. Ovviamente il film di Wilder non è accostabile a questa commediola melodrammatica, non più che di convenzionale ed onesta fattura.
C’è solo un fil rouge che li lega – la critica alla società dello spettacolo, ma l’inevitabile coinvolgimento in essa da parte dei suoi smarriti abitanti, nient’altro. La confezione è discreta, ma non spicca mai il volo per tracciare un piccolo grande ritratto di epica povertà umana. Tra i due protagonisti c’è alchimia, e la regia si presta con brio alla discreta riuscita di questo film simpatico.
L’UOMO CHE CAPIVA LE DONNE (THE MAN WHO UNDERSTOOD WOMEN, U.S.A., 1959) di Nunnally Johnson, con Henry Fonda, Leslie Caron, Cesare Danova. Commedia sentimentale. **