Intelligentissima versione puerile (ma non troppo) del mito di Camelot – o meglio, di quel che successe prima, è il racconto di formazione più importante e riuscito mai realizzato dalla factory di zio Walt. Tutto è incentrato sul rapporto padre-figlio, nonno-nipote, maestro-allievo tra Semola, futuro e poco convinto re Artù d’Inghilterra, e lo scapestrato Mago Merlino – ma come non citare il mitico gufo Anacleto, consigliere petulante ma saggio – e le avventure nelle quali incappano hanno dell’incredibile.
Però il valore educativo è indubbio: vengono insegnati il rispetto per gli animali e per l’ecosistema, le emozioni e i sentimenti, le opinioni altrui e si fortifica l’ego di un ragazzo sottostimato e sottovalutato. Qualche tensione nel legame, dovuto alla necessità di sbagliare da parte di Semola. Ma è quando entra in scena un personaggio che il film vira alto verso il capolavoro: la disperata e rivoltante Maga Magò.
Questo irresistibile personaggio di bonaria cattiva (non è cattiva, è anti-merliniana – perché fondamentalmente invidia il mago spudoratamente) regala momenti entusiasmanti e raggiunge l’apice di grandezza nel memorabile duello di magia con Merlino: onesto e fesso l’uno, malandrina e scostumata l’altra, montone o topolino lui, elefante o rinoceronte lei, virus lui, drago lei (grande la regia del caciarone Wolfgang Reitherman). Un disegno anarchico e semplice, meno ambizioso de La bella addormentata e meno sperimentale de La carica dei 101 (i due Disney precedenti), ma che simpatia, che leggerezza.
LA SPADA NELLA ROCCIA (THE SWORD IN THE STONE, U.S.A., 1963) di Wolfgang Reitherman. Animazione avventura musical. *** ½