Un film col botto. Nomen omen, Il ciclone fu un vero proprio terremoto nel grigio panorama cinematografico italiano degli anni novanta. Non tanto per i suoi valori artistici (modesti), quanto per gli incassi che resero i Cecchi Gori miliardari. Ecco l’affresco generazionale dei trentenni annoiati, pigri, mollaccioni, risvegliati per l’arrivo della novità, e cioè delle ragazze forestiere. Insomma, Pieraccioni con questo film realizza ciò che di meglio sa fare, ossia non proprio raccontare una storia, ma parlare di giovani provinciali alle prese con i sentimenti, e sotto sotto pervasi da un senso di incomunicabilità.
Sullo sfondo brullo della Toscana, una curiosa e simpatica commedia che fa divertire specialmente grazie all’impiego di caratteristi piacevoli, con menzioni allo stralunato Massimo Ceccherini, Tosca D’Aquino («buonasera a tutti, spagnoli e non!»), Barbara Enrichi sorella lesbica, la garanzia Alessandro Haber, Sergio Forconi babbo irruento. Su tutti, la voce incombente e bonaria di quel monumento vivente che è Mario Monicelli. Lo strapaesano oggi: né più né meno. Pieraccioni è stato il nostro golden boy, ma ora anche basta.
IL CICLONE (Italia, 1996) di Leonardo Pieraccioni, con Leonardo Pieraccioni, Lorena Forteza, Massimo Ceccherini, Barbara Enrichi, Sergio Forconi, Alessandro Haber, Paolo Hendel, Tosca D’Aquino, Natalia Estrada, Benedetta Mazzini, Gianni Ferreri. Commedia. **