Antesignano naturale del Dallas televisivo, il filone melodrammatico che Delmor Daves visitò nei primi anni sessanta può vantare anche questo film tra i suoi prodotti a metà tra la medietà e la mediocrità. Il vantaggio di quest’ultima stagione della carriera di Daves sta nel fascino formale del suo cinema, suggellato dalla fotografia patinata e calorosa con la quale cerca di esplicare il cuore pulsante di una storia ad alto tasso passionale, come vorrebbe essere questo Qualcosa che scotta (un titolo che più banale e fuori luogo non si può: in originale c’era il nome della protagonista).
La trama è intrigante e matarazziana (nel senso di Raffaello), e raggiunge la sua apoteosi (e la sua estasi) nel momento in cui la mater familias decide di far passare il nipote per figlio suo. Il divertimento sadico dello spettatore sta poi tutto nell’assistere ai travagli interiori della vera madre.
Peccato tutto si risolva in quattro occhiate languide e in tribolazioni amorose da fotoromanzo. Un mélo giovanile sulla scia di Scandalo al sole (da cui mutua il divetto Troy Donahue e la matura Dorothy McGuire) di inossidabile banalità. Curioso poi che un film incentrato sul piegarsi alle convenzioni sociali sia così convenzionale.
QUALCOSA CHE SCOTTA (SUSAN SLADE, U.S.A., 1961) di Delmer Daves, con Troy Donahue, Connie Stevens, Dorothy McGuire, Lloyd Nolan, Brian Aheme, Kent Smith. Mélo. **