L’allora ottantenne Jessica Tandy si guadagnò (meritatamente) l’Oscar e fu la più vecchia vincitrice del premio per la miglior attrice. L’amato Hume Croyne, di due anni più giovane, si commosse per la gioia in platea. Una coppia ispiratrice, apogeo dello spettacolo americano che sul viale del tramonto ebbe più di un’occasione per illuminare lo schermo.
E ha proprio il sapore della vecchia Hollywood, il film di Bruce Beresford, che ha il passo placido dell’auto guidata dal maturo Hoke (il sereno, pacifico, saggio Morgan Freeman) su cui si muove la vecchia maestra Daisy, protagonista di un quasi racconto di formazione tardivo ma non ritardato sulla necessità dell’amicizia, sulla diversità (di classe, di razza, di cultura), sui tempi che cambiano.
Molti l’hanno accusato di essere una sdolcinata rappresentazione della bontà americana, melliflua storiella di buoni sentimenti sulla solidarietà retorica e stucchevole. Il film, in realtà, è il tenero racconto di una scoperta senile dolce e delicata, in cui ogni cosa funziona a dovere e che, senza farci troppi complessi, riesce ad emozionare con raffinata soavità. Nota di merito anche al bravissimo Dan Aykroyd, anche se la scena se la ruba indubbiamente una Tandy da urlo, alle prese pure con un trucco che la rende ancor più anziana. Bello, giusto e paraculo il finale.
A SPASSO CON DAISY (DRIVING MISS DAISY, U.S.A., 1989) di Bruce Beresford, con Jessica Tandy, Morgan Freeman, Dan Aykroyd, Patti LuPone, Eshter Rolle. Commedia drammatica. ***
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