Sul filo di sentimenti delicati, annaspando qua e là ma creando atmosfere non scontate in buone occasioni, in Al lupo al lupo Carlo Verdone mette al centro tre fratelli che forse non si conoscono – o non si sono mai voluti conoscere – alla ricerca dell’unico collante che resta loro: un padre scomparso nel nulla – ma che forse nulla non è.
Giocando sui mezzi toni, non concedendo niente o quasi alla risata, è una malinconica storia sulla ricerca di se stessi non sempre riuscita (chissà fino a che punto è pertinente la parte nel sottofinale in discoteca), intimista e anche nostalgica (i filmini infantili), con qualche implicazione autobiografica (il padre si chiama Mario, come il vero padre di Verdone) filtrata attraverso l’intonato trio degli interpreti: il godereccio ma inquieto Verdone, l’irrisolta e volubile Francesca Neri e il moralista e represso Sergio Rubini.
Ritratto anche generazionale, è un film di transizione nel percorso verdoniano (ma è il suo preferito, quello smaccatamente più affine all’autoritratto) prima della non irrilevante svolta di Perdiamoci di vista! Tre fratelli torneranno, diciotto anni dopo, in Io, loro e Lara, anche lì con il problema del padre, e non solo.
AL LUPO AL LUPO (Italia, 1992) di Carlo Verdone, con Carlo Verdone, Francesca Neri, Sergio Rubini, Barry Morse, Giampiero Bianchi, Maria Mercader. Commedia. ** ½