Giocando sul tema del doppio (un matto sano costretto a farsi curare da finto sano che in realtà è matto vero), con spruzzate di discutibilissima psicanalisi, questa commedia gradevole e buffa sulla gestione dell’ira vive di momenti sicuramente densi di ritmo e scorrevolezza, come l’incontro con il travestito e la capatina dai buddisti, e di sequenze stanche e monotone.
Certo, la comicità è grossolana, come grossolana è l’interpretazione di un gigionesco e sornione Jack Nicholson, sempre obbligato a ripetere o il cliché del vecchio insopportabile o dell’insano dal ghigno malefico (come in questo caso); e l’atmosfera psicanalitica è solo un pretesto per allineare gags e scenette divertenti.
Deludente il finale riconciliatorio nonostante l’apparizione di Rudolph Giuliani in pieno clima di santificazione (siamo dopo l’11/09), in cui il discutibile personaggio di Nicholson viene elevato ad una dimensione celeste da Sandler: un po’ di cattiveria in più non sarebbe guastata. In fondo qua e là dimostra di poter essere anche cinica. Se avesse osato di più sarebbe stato un bijou.
TERAPIA D’URTO (ANGER MANAGEMENT, U.S.A., 2003) di Peter Segal, con Adam Sandler, Jack Nicholson, Marisa Tomei, John Turturro, Luis Guzmán. Commedia. **