Pater familias | Francesco Patierno (2003)

Visto a distanza di anni dalla sua realizzazione, Pater familias impressiona due volte perché avvera la sua triste profezia: non c’è possibilità di speranza in questo mondo criminale. Il crimine non è soltanto materiale ma anche interiore. Non sono soltanto il sangue a zampillare o le pistole a sparare, ci sono anche le tensioni cerebrali dell’uomo (napoletano) metropolitano. In un certo modo, può essere considerato l’antesignano di Gomorra di Matteo Garrone, è come se ponesse le basi per costruire un affresco ancor più crudele.

Dal libro di Massimo Cacciapuoti, l’esordiente Francesco Patierno dirige un’asciutta, essenziale, brutale parabola contemporanea sulla violenza quotidiana dell’ambiente partenopeo, indagando senza mezzi termini anche sull’origine della violenza. E alla fine si trovano anche dei responsabili, seppure funzionali. Lo dice il titolo, sono quei padri di famiglia che si fanno giustizia da soli, maltrattano i propri figli (specie se femmine), concertano regole d’onore per un’esistenza finalizzata all’introito personale. E allora l’ideale “pater familias” dell’opera è destinato ad una fine inevitabile.

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Così come il protagonista della storia, quel Matteo, carcerato a cui è offerto un giorno di libertà per mettere a posto certi affari di famiglia legati alla morte del padre. Il suo è un ritratto lucido e disperato e desidererebbe riscattare l’anima sana di una Napoli che vorrebbe cambiare dopo aver sbagliato. Non tutto va per il verso giusto, anche perché alla sera il ritorno dietro le sbarre è ineluttabile.

Con un vigore sconsolato ed angosciato, Patierno gira senza pietà e freno un film radicale e privo di una qualunque ancora di salvezza. Frase da ricordare, proferita dalla superiora, guida spirituale di Matteo: «Le donne del sud hanno l’abitudine di abbracciare l’immutabilità del destino e finiscono per mortificare quanto c’è di più elevato nel loro spirito».

I personaggi femminili di Pater familias meritano un discorso a parte. La citazione rende perfettamente il concetto sostanziale. Si può ulteriormente dire che le donne del film (dunque di Napoli, perché è un film che rappresenta la capitale del sud con efferata realtà – non realismo) sono vittime che subiscono le solite, incivili barbarie dei soliti pater familias.

PATER FAMILIAS (Italia, 2003) di Francesco Patierno, con Antonella Migliore, Luigi Iacuzio, Federica Bonavolontà, Francesco Pirozzi, Francesco Di Leva, Domenico Balsamo, Sergio Solli, Marina Suma, Ernesto Mahieux. Drammatico. ***

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