Si sa che dietro Jack Stanton c’è Bill Clinton. È talmente scontato che quasi ci si dimentica dell’evidente riferimento a forza di vedere questa elettrica campagna elettorale spregiudicata e ruffiana di un governatore democratico del sud. Sì, va bene, Jack è Bill e sua moglie è Hillary. Ma sappiamo già fin troppo della vita dei Clinton, sopra e sotto il tavolo, che quasi ce ne frega relativamente.
In un film tutto sommato prevedibile, dalla sceneggiatura retorica sì ricca di battute sferzanti ma anche di banalità inequivocabili (scritta dalla grande ed ingestibile Elaine May, che iniziò la propria avventura artistica proprio con Mike Nichols: è forse la cosa più intringante del film), dominato più dal nervosismo elegantemente temperato di Emma Thompson che dal mediocre fascino di John Travolta, l’interesse maggiore sta nelle dinamiche interne al gruppo politico e massmediatico, in cui non si parla di politica in quanto progetto ma di politica come azzardo.
Emblematici i commenti alla mossa del rivale a sorpresa Larry Hagman sulla donazione del sangue – per inciso, ma uno come Larry Hagman, bravo quanto vogliamo, come fa ad essere credibile nei panni di un governatore democrat dopo essere entrato nella leggenda grazie al potente, crudele, spietato J.R. Ewing? – ma spiccano l’istrionico Billy Bob Thornton come calcolatore irrequieto e la convenzionale eppure eccellente Kathy Bates nel ruolo più sofferto, tagliente e commovente: la personificazione del sogno democratico (americano) di un mondo migliore distrutto dalle circostanze degli eventi personali e mondiali, che fanno male se consideri il punto da cui eri partito.
I COLORI DELLA VITTORIA (PRIMARY COLORS, U.S.A., 1998) di Mike Nichols, con John Travolta, Emma Thompson, Kathy Bates, Adrian Lester, Billy Bob Thornton, Larry Hagman, Maura Tierney, Diane Ladd. Commedia drammatica. **