Fiammeggiante e puro melodrammone giocato attorno al tema dell’agnizione, è uno degli ultimi fuochi commerciali del cinema di Raffaello Matarazzo (nonché il primo a colori), probabilmente l’autore italiano che ha maggiormente goduto di una (meritata) fortuna critica postuma. Pensato per rinverdire i fasti di Riso amaro, racconta del padrone di una risaia che riconosce in una sua lavoratrice la figlia illegittima. Poiché non vuole confessare il segreto alla famiglia, le sue particolari attenzioni vengono equivocate. Tragedia in agguato.
Più complesso ed amaro dei mélo del neorealismo d’appendice, costituisce un’apertura ad una cinematografia più ambiziosa, determinata anche se non soprattutto dal magnifico e spietato Cinemascope di Franco Villa che accoglie personaggi così soli nell’estensione di un quadro en plein air meravigliosamente dispersivo. La sfavillante Elsa Martinelli si conferma diva perduta di una stagione, ma gli applausi sono tutti per l’eccellente Folco Lulli doppiato sobriamente da Emilio Cigoli.
LA RISAIA (Italia, 1956) di Raffaello Matarazzo, con Elsa Martinelli, Folco Lulli, Michel Auclair, Vivi Gioi, Lilla Brignone, Rik Battaglia, Gianni Santuccio. Mélo. ***