Titolo entrato nel gergo per parlare di una coppia che si lascia in malo modo: non capita spesso di creare qualcosa che diventa modo di dire, e questo succede quando il film scatena entusiastico scalpore in chi lo vede. È un fatto inerente la fruizione, che per quanto riguarda questo film è stata molto fortunata. Prima di allora raramente s’era visto un divorzio da far invidia ad una vera guerra senza esclusione di colpi, raccontata con i toni della commedia acida, cattiva, nera pur affrontando un tema serissimo e doloroso.
Dietro la macchina da presa, Danny DeVito ci mette ritmo e grinta, non si fa scrupolo a mettere in scena i deliri di due coniugi più impegnati a sbranarsi a vicenda che a cercare una soluzione, ritagliandosi la sapida parte del narratore, un avvocato di grido la cui vita si intreccia – povero lui – con quella dei Roses.
Sottile e spietata critica alla borghesia, tra l’altro, con la rappresentazione di quadretti in cui emergono l’opportunismo e l’ipocrisia (le cene a casa dei Roses, con le due linee d’azione sopra e sotto il tavolo), ma soprattutto un sapido lavoro di sceneggiatura con battute all’ultimo sangue. Memorabile la sanguinaria lotta finale tra gli scatenati Michael Douglas e Kathleen Turner nell’appartamento degli orrori quotidiani.
LA GUERRA DEI ROSES (THE WAR OF THE ROSES, U.S.A., 1989) di Danny DeVito, con Michael Douglas, Kathleen Turner, Danny DeVito, Marianne Sägebrecht, Sean Astin. Grottesco. *** ½
L’ha ripubblicato su BY LORENZO CIOFANI.
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