Sei mai stata sulla luna? | Recensione

SEI MAI STATA SULLA LUNA? (Italia, 2015) di Paolo Genovese, con Raoul Bova, Liz Solari, Emilio Solfrizzi, Sergio Rubini, Neri Marcorè, Sabrina Impacciatore, Giulia Michelini, Pietro Sermonti, Dino Abbrescia, Nino Frassica. Commedia romantica. *

Pesante battuta d’arresto per il bravo Paolo Genovese, che infila il peggior film della sua prolifica carriera, questo Sei mai stata sulla luna? è la dimostrazione che l’ipotesi di un certo tipo di commedia romantica all’americana non può avere luogo in questi termini.

Sintesi scriteriata di ritorno alla dimensione strapaesana del neorealismo rosa (un esempio per tutti: La nonna Sabella), recupero delle atmosfere milanodabere 2.0 dei Vanzina in fase yuppies (qui anche soggettisti con Riccardo Milani e Alessio Maria Federici, strano caso di solidarietà tra autori di commedia) e qualche elemento di molta romcom d’oltreoceano (due esempi pourparler: C’è posta per te e Insonnia d’amore a loro volta omaggi a Scrivimi fermo posta e Un amore splendido), prosegue sì l’operazione estetica sprovincializzante della commedia popolare di Genovese (che tecnicamente “gira bene”, volteggiando con abilità e cognizione di causa) ma al contempo si ripiega in una storia che non ha alcun interesse nella sua dimensione sentimentale.

Fagocitati dai troppi caratteristi (malgrado Genovese sia un buon direttore d’attori, vanno tutti col pilota automatico), i due amorosi non hanno alchimia e sono poco credibili nei rispettivi ruoli: il divo Bova, con camicie da party, è troppo ripulito e romanesco per essere un rude contadino pugliese e la neofita Solari è un corpo pazzesco attualmente incapace di recitare degnamente.

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Non funziona la storia d’amore (noiosa e poco intrigante), non funzionano le storielle di contorno (banale in ménage Impacciatore-Solfrizzi, già visto Marcorè con ritardo mentale, frettoloso Rubini che s’invaghisce di Michelini, forse solo Frassica lascia qualcosa di autentico), non funziona la narrazione che non sa gestire l’abbondante carne al fuoco che alla fine si stracuoce.

Funzionano il paesaggio della film commission e la canzone di un pur poco ispirato De Gregori (ma il Principe non si discute). Resta un dubbio: qual è il pubblico di una commedia del genere? Fosse la destinazione televisiva un porto ideale (come la director’s cut del pur mediocre Tutta colpa di Freud)?

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