Esempio perfetto di cosa voglia dire realizzare un film classico, Apollo 13 andrebbe studiato a memoria dalla maggior parte dei registi americani che ambiscono a fare quel tipo di film che resiste nel corso del tempo. Assai difficilmente risentirà del tempo trascorso: l’assenza di effetti speciali invadenti è lodevole, così come lodevole è il suo giocare negli interni, dalla claustrofobica ed eccitante navicella alla sala della Nasa che funge da finestra sullo spazio e da unico punto di contatto fra altrove e Terra.
La celebrazione dell’America impermeabile alla storia, per quanto riesca a reinventare se stessa in qualunque occasione basandosi sempre su se stessa e sulla propria adorabile auto ammirazione, e una storia tremendamente appassionante definiscono i termini di questo film sottovalutato e sottostimato.
Nonostante anche le pietre sappiano che gli uomini dell’Apollo 13 si sono salvati (anche se in realtà è la storia di un fallimento e di una delusione, nonché della disperata ricerca di non fallire del tutto), Ron Howard riesce a mantenere ritmo misto ad inquietudine, ansia ma anche partecipazione, mettendo su uno spettacolo ogni volta coinvolgente.
E poi riesce a rendere sopportabile il linguaggio tecnico, francamente incomprensibile, con cui parlano i personaggi (dialoghi ripresi pari pari da quelli reali). Più che l’eroico Tom Hanks e i tormentati Kevin Bacon e Bill Paxton, lasciano il segno l’irrequieto Gary Sinise, il freddo e carismatico Ed Harris e la sofferta Kathleen Quinlan (questi ultimi due candidati all’Oscar).
APOLLO 14 (U.S.A., 1995) di Ron Howard, con Tom Hanks, Kevin Bacon, Bill Paxton, Gary Sinise, Ed Harris, Kathleen Quinlan, Emily Ann Lloyd. Storico drammatico avventura. ****