Summertime – 5 | Ferie d’agosto | Paolo Virzì (1996)

Opus numero secondo del più acuto osservatore della realtà nostrana che piglia il Belpaese per quel che è, ossia un delirante paese allegramente votato al suicidio. Siamo nel 1995, da un anno Silvio Berlusconi è sceso in politica e il suo governo è già caduto per mano della Lega, aprendo la strada alla stagione dell’Ulivo.

Nella simbolicissima Ventotene, per le ferie estive si ritrovano confinanti due famiglie che più diverse non si può: da una parte c’è un clan di sinistra, capitanato dal carismatico giornalista de l’Unità Sandro Molino, intellettuale, progressista, elitario, snob, tollerante; dall’altra c’è un gruppo familiare, che ha il suo leader di riferimento in Ruggero Mazzalupi, commerciante arricchito, teledipendente, cinico, rozzo, caciarone, ignorante e de’ destra.

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Cosa possono avere in comune le due comitive? Ovviamente una latente e mai dichiarata infelicità dalla quale non ci si riesce a liberare. C’è un po’ di speranza, dopo questo momento di transizione? Quelli che apparentemente possono presentarsi come stereotipi da commedia vanziniana (anche se là la sinistra o è assente o rompiballe) sono in realtà acuti ed impietosi sguardi su due realtà a prima vista antiteche, ma profondamente analoghe.

E Virzì, cineasta dalle non nascoste simpatie di sinistra, sembra fotografare con maggiore, gaudente ferocia quello che dovrebbe essere il suo gruppo di appartenenza rispetto ai destrorsi Mazzalupi (vuol forse dire che non ci sono speranze che cambino e vanno presi per quel che sono, razzisti e edonisti?).

Ferie d’agosto è dunque il più fedele ritratto di quel preciso momento storico e il microcosmo di Ventotene (che, secondo il viveur amico di Molino, «non è più quella di una volta»; «sembra abbiano chiuso Rimini», rincara un’altra radical) rappresenta al meglio l’avanzata delle forze qualunquiste e imprenditrici nei luoghi tradizionalmente relegati agli orfani di falce e martello, in attesa di entrare in un nuovo tempo in cui poter, finalmente, prendere in mano l’Italia.

Se la prima parte tende più al versante brillante e umoristico, nel secondo si rivela l’amara commedia contemporanea disillusa ed agra, benché con qualche schematismo di troppo, illuminata dal sole splendente e dalle luci avvolgenti della notte marina. E se si può individuare un momento in cui si ha la sferzata è forse lo stacco in cui Ruggero dà il colpo di grazia con una pistola ad un povero gabbiano e passa subito ad urinare.

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Virzì, che ha scritto il film assieme all’irrinunciabile Francesco Bruni, si sa, con gli attori ci sa fare, e non è un caso che tra i nipotini della gloriosa commedia all’italiana lui sia sempre al primo posto. E in una commedia pressoché corale con due personaggi forti al centro della scena, spiccano i fantastici Silvio Orlando (il napoletano che non fa l’amore con la moglie da quando Bassolino è stato eletto Sindaco a Napoli) ed Ennio Fantastichini (sempre a suo agio in ruoli cinici: lo stacco in cui si passa dall’uccisione del gabbiano alla pipì è tremendo).

Ma come non citare la malinconica Sabrina Ferilli, la nevrotica Laura Morante, il segretamente inquieto Piero Natoli, Paola Tiziana Cruciani, Raffaella Lebboroni, Claudia Della Seta e la vegliarda Evelina Gori? Scena cult: dopo il sanguinoso ferimento di Sandro ad opera di Ruggero, il giovane Ivan sentenzia: «è l’emorragia dei consensi della sinistra».

FERIE D’AGOSTO (Italia, 1996) di Paolo Virzì, con Silvio Orlando, Ennio Fantastichini, Sabrina Ferilli, Laura Morante, Antonella Ponziani, Paola Tiziana Cruciani, Piero Natoli, Silvio Vannucci, Gigio Alberti. Commedia. ***

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