Venezia 74 | Recensione: Charley Thompson (Lean on Pete)

CHARLEY THOMPSON (LEAN ON PETE, G.B., 2017) di Andrew Laigh, con Charlie Plummer, Steve Buscemi, Chloë Sevigny, Travis Fimmel, Steve Zahn. Drammatico avventura. ****

Charley ha quindici anni, è stato abbandonato dalla madre e vive col padre scioperato che cambia fidanzata continuamente. Conosce il losco Del, che fa correre i cavalli negli ippodromi più squallidi, e si affeziona a Lean on Pete, puledro un tempo forte e ormai pronto al macello. Sicché lo ruba e insieme fuggono verso il Wyoming, dove abita una zia.

Partendo da La ballata di Charley Thompson di Willy Vlautin, il rampante Andrew Laigh dirotta l’attenzione del titolo originale sull’animale, intuendo che stia proprio in lui la chiave per interpretare lo smarrimento di un adolescente colto nel suo racconto di formazione. E il suo nome occupa significativamente un titolo italiano che trasmette una certa aria di Mark Twain. Come altri registi europei, capisce che l’on the road è il filone col quale può esprimere al meglio la personale scoperta dell’America.

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Ne viene fuori un esempio classico e senza tempo di Grande Romanzo Americano che è soprattutto il risultato di un apparato culturale che setaccia quanto dal cinema, dalla letteratura e dall’iconografia preesistenti hanno filtrato prima Vlautin e poi l’inglese Laigh: dai grandi spazi da esplorare agli ostacoli (un repertorio di disgrazie pressoché inesauribile) che l’eroe deve superare come nei coming of age avventurosi o nel western della tradizione nazionale, con qualche accenno ad una realtà coeva di cui questa società rurale subisce i contraccolpi più duri (i reduci nel ranch sperduto nel nulla).

Va da sé che Charlie Plummer, star lanciata verso l’empireo del futuro star system, si carica sulle spalle buona parte del film, che appartiene in primo luogo alla sua prova paradigmatica, tanto nel relazionarsi con l’animale forse più evocativo del cinema americano quanto con personaggi archetipici non di rado rivisti e corretti (la fatalista cavallerizza Chloë Sevigny, il padre Travis Fimmel ma soprattutto il memorabile e ignobile padre putativo Steve Buscemi).

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