Racchiusa in un ventennio, la carriera di William Rose è costellata di premi e candidature che lo rendono uno degli sceneggiatori di commedia più brillanti ed importanti del suo tempo, capace di frequentare l’umorismo nero de La signora omicidi, la satira bellica in Arrivano i russi! Arrivano i russi!, la comicità demenziale di Questo pazzo, pazzo, pazzo, pazzo mondo.
Il regista di quest’ultimo, Stanley Kramer, lo chiamò un’altra volta, per quello che è il manifesto cinematografico di una stagione, per cui Rose conquistò il suo unico Oscar. Anzitutto produttore di notevole intelligenza spettacolare con una schietta adesione alla prospettiva liberal di matrice kennedyana, Kramer capì che uno dei modi più efficaci per affrontare il grande problema americano del razzismo era inserirlo in una dinamica familiare che interrogasse l’ipocrisia della borghesia democratica.
Perciò Rose è lo scrittore ideale per raccontare con ironia i riti e i miti di quel ceto sociale (pensiamo ai caratteristi: l’amico monsignore, la domestica diffidente, la socia messa alla porta), come effettivamente accade nella prima parte; mentre nella seconda, più drammatica e apodittica, sembra che la sua penna acuta sia totalmente al servizio della visione di Kramer.
In fondo, Indovina chi viene a cena? accoglie un’idea collegiale del fare cinema come atto socio-politico, negli anni della violenza razzista e dell’esperienza di Martin Luther King, come a voler rivendicare una centralità nel dibattito veicolata anche dall’evidenza di essere un film chiaramente facile, perfino ruffiano, che ad una superficiale lettura può apparire addirittura un apologo buonista.
Ma se i protagonisti sono benestanti e colti, il suo pubblico è invece (anche) popolare, e il dramedy funziona proprio perché l’ospite nero, in quanto un immacolato medico vedovo, è proposto volontariamente sotto la miglior luce. In questo senso l’intenzione è scientemente didattica, perché i sentimenti sono talmente sviscerati da dominare la discussione sottolineando un umanesimo accessibile anche agli sguardi meno disponibili.
Contemporaneo e speculare a La calda notte dell’ispettore Tibbs e rifatto mille volte (ultimo: Get Out), grande film di dialoghi e relazioni in una dimensione pressoché teatrale, dominato dalle performance attoriali dei giganteschi Katharine Hepburn e Spencer Tracy già malato e all’ultimo fuoco: quando lei lo guarda per poco non piange, e negli occhi allagati si sentono il peso del tempo che sta scadendo e l’amore quotidiano sublimato dall’eccezionalità del cinema. E lui? Lui sa. E per questo è commovente.
INDOVINA CHI VIENE A CENA? (GUESS WHO’S COMING TO DINNER, U.S.A., 1967) di Stanley Kramer, con Spencer Tracy, Katharine Hepburn, Sidney Poitier, Katharine Houghton, Cecil Kellaway, Beah Richards, Roy E. Glenn, Isabel Sanford. Commedia drammatica. ***