Recensione: Loro 1

LORO 1 (Italia-Francia, 2018) di Paolo Sorrentino, con Toni Servillo, Elena Sofia Ricci, Riccardo Scamarcio, Kasia Smutniak, Euridice Axen, Fabrizio Bentivoglio, Roberto De Francesco, Anna Bonaiuto, Dario Cantarelli, Giovanni Esposito, Ugo Pagliai, Ricky Memphis, Duccio Camerini, Alice Pagani, Iaia Forte, Michela Cescon, Roberto Herlitzka. Biografico commedia drammatico. *** ½ (per ora)

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«Ma te che cosa ti aspettavi», si sente dire nel trailer di Loro 1, «di poter essere l’uomo più ricco del paese, fare il premier e che anche tutti ti amassero alla follia?». La risposta affermativa è candida, melliflua, subdola. È chiaro: Silvio Berlusconi – o per meglio dire: “Lui”, come viene chiamato per buona parte del film – è totalmente dentro il cinema di Paolo Sorrentino. E la questione non è il potere, che pure è colonna portante di una filmografia spesso incardinata sul tema.

No, la questione è diversa: è l’amore. Come tutti i personaggi di Sorrentino, anche Lui è divorato dal desiderio di essere amato; e al contempo fa di tutto per negarsi quell’amore che ardentemente brama. Dopo un cantante, un allenatore, un contabile, uno strozzino, un politico, una rockstar, uno scrittore, un musicista e perfino un papa, ecco che siamo arrivati a colui che tutti ingloba, il personaggio più decisivo, il compendio di una nazione sempre uguale a se stessa e che si riflette nel suo infinito desiderio di non essere come tutti.

E quindi Loro: il racconto degli altri. Il sottobosco esposto di un’ambizione cafona, il massimo grado del provincialismo, l’autobiografia nera di coloro che scoprono l’epifany di una vita votata all’impossibilità di ottenere quel potere. Come un grande bildungsroman su questo infinito ventennio, le tappe sono definite: corrompere, fottere, godere. Così insegna il capo: puoi avere qualcuno se riesci a comprarlo. Puoi dare tutto: ma tutto sembra non essere più abbastanza.

Loro 1 s’incanala proprio in questa tensione. Nel momento in cui il centrosinistra è al governo benché precariamente (è il 2006), Berlusconi finge di non interrogarsi sul tempo che passa. Come spiega al nipotino – e come annunciato nella citazione in esergo – la verità è un concetto arbitrario: la cosa importante è che tu sappia raccontare menzogne. Intorno a lui, però, sembra manifestarsi un cupio dissolvi: i fedeli sottoposti vogliono fargli le scarpe, gli adoratori cercano in qualunque modo di mettersi in mostra, sua moglie lo respinge.

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Ora, noi sappiamo tre cose importanti. Sappiamo che Loro 1 è la prima parte di un dittico. Sappiamo ciò che è storicamente accaduto (il ritorno al governo, gli scandali sessuali, la caduta…). E sappiamo tutto di Berlusconi, e sappiamo che quel tutto non è abbastanza. Quindi? Quindi non possiamo che lasciarci ipnotizzare da un film-preambolo, chiaramente immaginato in una visione complessiva per il ragionatissimo squilibrio con cui è organizzato, facendo incontrare i due piani del racconto solo di sfuggita.

Se è vero che possiamo immaginare ciò che accadrà in Loro 2, è altrettanto vero che con Loro 1 Sorrentino ha dimostrato non solo di essere, assieme a Nanni Moretti, l’unico regista italiano di respiro internazionale a saper preservare il mistero attorno al suo lavoro, ma anche di spiazzare lo spettatore più smaliziato che si aspettava la cronaca romanzata dei peggiori anni della nostra vita (per citare Il divo di fronte a Renato Zero).

I personaggi che conservano i nomi originali si contano sulle dita di una mano. Gli altri, loro, sono sì ribattezzati ma anche rielaborati, assemblati, ripensati, inventati: la donna con la collana dell’ape regina, il ministro che declama poesie ossequiose, il traffichino con gli appalti in Puglia, il reclutatore di ragazze. Certo: tutto pur di evitare denunce e polemiche. Ma anche un tentativo di rendere tutto allusivo per spersonalizzare il degrado.

Più che l’ambizione al rotocalco politico, ci sono un ritorno al grottesco di Elio Petri, una lettura ironica dei cadaveri eccellenti, una sfilata di maschere tra Mario Monicelli e Pietro Germi. Niente di nuovo, in fondo: anzi, pare un Sorrentino perfino addomesticato nel selezionare il consueto bestiario di facce, corpi, voci. E se Toni Servillo è al di là di qualunque elogio, è bello vedere un uso così esemplare di Elena Sofia Ricci e Fabrizio Bentivoglio.

Di nuovo c’è una narrazione influenzata dai modelli televisivi, che sviluppa quanto già affrontato in The Young Pope con una più astuta abilità nel calibrare, dilatare, creare attese. Allo stesso tempo, ci sono spericolate e spudorate deviazioni oniriche, a volte espresse in lampi d’immagini apparentemente sconnesse dal contesto, che suggeriscono un universo lisergico meno esplicito della pioggia di pasticche didascalicamente spiegata.

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Convinti della necessità del secondo capitolo per decrittarne il senso, possiamo dire infine che Loro 1 pullula di ossessioni tipicamente sorrentiniane: zoologiche (una pecora, un rinoceronte, un topo: tutti a loro modo incisivi), onomastiche (abbiamo Cupa Caiafa, Santino Recchia, Riccardo Pasta, Violetta Saba… e curiosamente Veronica Lario è per ora chiamata dal marito col nome d’arte e non con quello di battesimo), musicali (una per tutte: Fabio Concato vs Mariano Apicella), voyeuristiche (il sesso fatto e preteso, alluso e non consumato, perfino il seme), carnevalesche (il vestito da odalisca, le maschere dei comunisti, i trucchi mimetici ed iperrealistici, il misterioso e forse ridicolo Dio), oniriche (il camion, la spazzatura, la giornata al mare). Restiamo in attesa.

5 pensieri riguardo “Recensione: Loro 1

    1. Penso che i motivi siano due: distribuire un film di oltre tre ore blocca la programmazione delle sale e se non sei un blockbuster non te lo puoi permettere; scindere il film in due permette di drogare l’incasso perché chi vede entrambi i film sta praticamente pagando un doppio biglietto… altre motivazioni, per ora, non ne vedo

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      1. Devi per forza avere ragione, perché internamente al film non c’è proprio alcun motivo: sono uscito sì soddisfatto, ma con la sensazione strutturale di…un proemio di un proemio! Appena possibile, da vedere per intero! (e speriamo in una seconda parte convincente)

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