È davvero difficile trovare qualcosa di veramente sbagliato nella carriera di Mario Monicelli, compresi gli ultimi lavori magari non brillantissimi ma comunque personali e rispettabili. Senza girarci troppo attorno, To’, è morta la nonna è forse il suo film meno riuscito, probabilmente il più indecoroso, quasi sicuro quello che meno rende giustizia allo sguardo corrosivo del maestro.
Il problema si presenta anzitutto nel titolo. La miglior commedia all’italiana, dunque quasi tutti i film di Monicelli, non finisce mai bene. Ciò che sembra essere irripetibile nelle commedie di nuovo conio che occhieggiano a quel mito risiede proprio nel rifiuto del graffio, nella smorfia confusa con lo sberleffo, nell’assenza di cinismo di fronte all’autocompiacimento. Pensiamo solo all’equivocato Perfetti sconosciuti, un film che dopo il caos non si prende alcun rischio, mantenendo lo status quo dell’ipocrisia con spudorato moralismo.
È strano che sin dal titolo Monicelli senta il dovere di mettere le mani avanti. Chiaro che la battuta ha una sua carica dirompente e definisce la deprimente leggerezza dei protagonisti, interessati alla deceduta solo in funzione del suo patrimonio ereditario agognato da tutti i parenti, disposti a tutto pur di assicurarselo in un gioco al massacro dove ne resterà soltanto uno. Eppure qualcosa non torna.
Al di là delle doppie o triple letture, non c’è film di Monicelli che non abbia una dimensione tragica. Altroché sottotesti. Lascia che i personaggi muoiano o peggio vengano umiliati perché cialtroni o straccioni, non risparmia battute o suggestioni sprezzanti, vede nel gruppo una risorsa ma anche la trappola per i più fragili.
Qui è tutto talmente lapalissiano da non concederci mai il beneficio della sorpresa, così programmaticamente votato al grottesco da risultare più sgradevole che pungente, con una fiacca dimensione quasi fumettistica coi colori optical di moda e attori gigionissimi nel costeggiare uno straniamento ironicamente brechtiano. Non manca la componente hippy (incarnata dal giovane Ray Lovelock) che dialoga con il cadavere della nonna capitalista sul marxismo, ma la ferocia antiborghese è troppo calcolata per convincere ed oggi appare interessante come abbozzo di palinsesto per il migliore Parenti serpenti. Tra gli sceneggiatori anche Luigi Malerba.
TO’, È MORTA LA NONNA (Italia, 1969) di Mario Monicelli, con Valentina Cortese, Ray Lovelock, Riccardo Garrone, Carole André, Wanda Capodaglio, Luigi De Vittorio. Commedia nera. * ½
[…] rivoluzione, Il giardino delle delizie. In mezzo: Grazie, zia. Dall’altra: Il giovane normale, Tò, è morta la nonna!, Scusi, facciamo l’amore?. Di cosa parliamo? Di borghesia. Alta, spesso altissima. E di […]
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[…] ed eccelle, come madre ultraborghese: Scusi, facciamo l’amore? di Vittorio Caprioli, To’, è morta la nonna di Mario Monicelli, Via Montenapoleone di Carlo Vanzina. Due sceneggiati di prim’ordine per la […]
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