THE NIGHTINGALE (Australia, 2018) di Jennifer Kent, con Aisling Franciosi, Baykali Ganambarr, Sam Claflin, Damon Herriman, Ewen Leslie, Charlie Showtell. Avventura thriller. ** ½
Il secondo film di Jennifer Kent passerà alle cronache veneziane per gli insulti rivolti alla regista da un giovane accreditato alla fine della proiezione stampa. Basta una piccola ricerca in rete per trovare qualche informazione in più sul fattaccio; a noi interessa rilevare quanto l’atto scellerato sia il sintomo mal espresso non tanto di un atteggiamento sessista quanto piuttosto della cattiva predisposizione di una critica settaria e correntista.
Secondo la vulgata, The Nightingale sarebbe un ridicolo rape-e-revenge pornografico e sensazionalista, privo di interesse perché ricorre alle soluzioni più comode. E probabilmente è pure vero, ma a nessuno viene in mente che voglia essere proprio quella roba là? Che nel mettere in scena una storia così insopportabile non può fare a meno di scegliere l’esagerazione, la carneficina, lo squallore, tramite un realismo così squilibrato e spinto all’eccesso da finire oltre la realtà.
Essendo – ricordiamolo – nella Tasmania colonizzata dagli inglesi, riusciamo a percepire anche il senso dell’oppressione, dichiarato sia dal fatto che la protagonista è un’ex detenuta irlandese (Clare non è solo una straniera lontana da casa, ma anche una che ha sperimentato l’isolamento fisico) sia dal sistematico sterminio dei locali aborigeni quando non vengono sfruttati come guide per attraversare gli spazi sconosciuti.
Tutto avviene, d’altronde, dentro antichi schemi consolidati: i buoni sono vittime di cattivi che più cattivi non si può; l’eroina, ferita a morte, deve attraversare il bosco, naturalmente misterioso e pericoloso, con l’aiuto di chi ne conosce i segreti (sono i bravissimi Aisling Franciosi e Baykail Ganambarr); i sogni (s)confinano con (e ne)gli incubi, configurando immagini metafore tanto facili quanto funzionali… Eppure, anche qui, la parabola è volontariamente resa comprensibile ed emblematica come si conviene ad un racconto popolare.
Certo, si capisce ma non si comprende perché mai, quando ne ha la possibilità, Clare non faccia fuori il militare che le ha devastato la vita; ma, in fondo, c’è bisogno della parte finale per allacciare il riflusso di umanità da parte di un vecchio dai gesti limpidi alla necessaria vendetta finale contro l’epitome del male incarnato da un inedito Sam Claflin con un certo gigionismo sadico un po’ caricaturale.
In un formato soffocante ed affascinante (fotografia di Radek Ladczuk), The Nightingale – titolo simbolico e antifrastico: allude al talento canterino della protagonista ma anche agli uccelli che trasvolano la foresta proteggendo i buoni – è un film ferocissimo e scriteriato, avvincente nel suo dipanarsi in una sequela di atrocità, dominato da una violenza che è politica: per raccontare come esplode contro le “minoranze”, i deboli, i sottomessi, gli innocenti, ha bisogno di un linguaggio che sia tracimi dolore anche fisico.