IN VIAGGIO CON ADELE (Italia, 2018) di Alessandro Capitani, con Alessandro Haber, Sara Serraiocco, Isabella Ferrari, Patrice Leconte, Anna Ferruzzo. Commedia. ** ½
Quasi venticinque anni fa, Alessandro Haber aveva esplorato l’autofiction in un interessante e saporito mockumentary: La vera vita di Antonio H., dove la lettera puntata stava per Hutter, avatar dello stesso attore, le cui vita e carriera venivano sezionate, interpretate, traslate, rilette, rielaborate. Ora, non ci spingeremo nel dire che In viaggio con Adele ne sia in qualche modo l’appendice o la propaggine. Eppure.
Eppure la suggestione affiora di fronte ad Aldo Leoni, attore di teatro che a circa settant’anni deve prepararsi al provino della vita, il primo ruolo cinematografico dopo trent’anni: il Cyrano, suo cavallo di battaglia sul palcoscenico, che Patrice Leconte (proprio lui, as himself) vuole tradurre sul grande schermo con Marion Cotillard. Il regista avrebbe voluto Toni Servillo, che però è impegnato sul set con “Paolo”, ed allora ecco la grande occasione di Aldo.
In questi anni, Haber non è mai scomparso, ha continuato a calcare i teatri e al cinema è apparso da comprimario, in film non sempre o quasi mai alla sua altezza. È, d’altronde, un interprete importante, forse pure ingombrante, dal gigionismo temperato dalla nevrosi, capace di adattarsi alle commediacce becere come ai drammi d’autore, un caratterista supremo nel calibrare angoscia ed ironia, inquieto quanto sardonico.
Insomma: Haber c’è sempre stato, ma è come se ce ne fossimo dimenticati. Ne soffre: si vede, si sente. Quando parla di Servillo – non l’attore in sé ma l’epitome di un ambiente, un universo, una stagione che non è più quella di Haber/Leoni – serpeggia l’amarezza di un uomo a cui l’industria cinematografica non ha saputo più dare il giusto spazio. Non stupisce, allora, che non abbia trovato di recente una storia da abitare con la stessa potenza con cui vive In viaggio con Adele.
È una storia piccola, un esordio a basso costo, con qualche ingenuità ma di garbo assoluto, scritto da Nicola Guaglianone su soggetto di Haber stesso e del compianto Tonino Zangardi. Una favola buffa e rocambolesca su un’agnizione che il padre non rivela mai esplicitamente alla figlia ritrovata: e, dopotutto, è il caso di dirlo ad una ventottenne che gira con un bizzarro pigiama rosa a forma di coniglio, si porta appresso un gatto immaginario, comunica appiccicando post-it, si esprime in modo volgare?
I parenti gliel’hanno mollata con magno gaudio alla morte della mamma (altro riferimento cinematografaro: «è morta Margherita!» «chi, la Buy?»), antico flirt che non ha mai detto ad Aldo della gravidanza, negli stessi giorni in cui dovrebbe recarsi a Parigi per sostenere il provino. Al telefono, la sua agente nonché amante (una sboccatissima Isabella Ferrari), che punta molto su questo lavoro, cerca di dissuaderlo, ma niente: Aldo deve accompagnare Adele prima a Bari e poi a Frosinone.
Lungo le strade desolate tra la Puglia e il Lazio, padre e figlia cercano un posto nel mondo, si fanno compagnia in un percorso alla ricerca di un’inattesa felicità, vivono alla grande per annullare la paura della morte. Accanto ad Haber, Sara Serraiocco, la più interessante tra le attrici della sua generazione, continua il suo discorso sul corpo – la muta di Salvo, la nuotatrice di Cloro, la menomata di Brutti e cattivi – offrendo un ritratto di straripante malinconia sotto i sorrisi sperduti. Splendido momento al bagno del bar, tra Bingo Bongo e gli assorbenti.
[…] In viaggio con Adele di Alessandro Capitani. Voto: 7 […]
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