Italia ’50s – 19 | Tutti innamorati | Giuseppe Orlandini (1959)

Torniamo su Franco Rossi, il sottovalutato regista che abbiamo riscoperto con Amici per la pelle, che di Tutti innamorati è supervisore artistico. Un credito molto strano ma che scopriamo essere tipico per l’epoca: Luigi Zampa in Tempo di villeggiatura di Antonio Racioppi e Vittorio De Sica in Anna di Brooklyn di Carlo Lastricati sono professionisti più esperti che assistono esordienti alle prese con produzioni piuttosto ricche.

Risultati immagini per tutti innamorati film

Giuseppe Orlandini era anch’egli all’opera prima ma a differenza di Racioppi e Lastricati la sua carriera è proseguita con maggiore costanza, diventando dieci anni più tardi regista per Franco e Ciccio. Niente di clamoroso, ma forse il suo debutto prometteva qualcosa di meno banale, con la benedizione in sede di sceneggiatura di Pasquale Festa Campanile, Massimo Franciosa, Ugo Guerra, Giorgio Prosperi e lo stesso Rossi.

Soprattutto i primi due, autori del soggetto, si affermarono alla metà degli anni cinquanta dando nuova linfa al neorealismo rosa, incrociando i vagiti dell’incipiente miracolo economico che entra nelle vite della piccola borghesia con naturalezza e al contempo irruenza. Non a caso il titolo è quasi lo stesso de Gli innamorati, con cui Mauro Bolognini aveva raccontato le avventure sentimentali di un piccolo gruppo di giovani.

Qui lo schema è simile ad altre commedie del periodo, quasi un mix già tardivo che chiude una stagione di poveri ma belli e padri e figli virata di Luciano Emmer (il produttore, infatti, è sempre Guido Giambartolomei) con i volti iconici di Marcello Mastroianni e Jacqueline Sassard. Il primo, di ritorno dalla consacrazione con Luchino Visconti, torna forse per l’ultima volta al ruolo del bravo ragazzo romano qui tecnico nonché vedovo con figlio a carico; la seconda affina la sua parte da cerbiatta con una maggiore dose di tenerezza.

Costituiscono la coppia predestinata al lieto fine che deve superare l’ostacolo dell’anagrafe solo perché lei annulla quello socio-economico, non dichiarando subito di essere la rampolla di un aspirante trombone della politica. Lo interpreta il caratterista Ruggero Marchi, supremo cumenda nel coevo Il vedovo, qui patito di Garibaldi che si presenta per un seggio al Senato con il Partito monarchico urlando «non prometto né onori né stipendio, offro fame, sete e patimenti!». Non l’ottiene, ovviamente.

C’è però in questo personaggio qualcosa di davvero premonitore: l’avversione ai laureati che hanno riempito questo Paese, la nostalgia onanistica per il Risorgimento qualche anno prima le celebrazioni per l’Unità d’Italia, la liberalità di un conservatore che accetta le seconde nozze della giovane figlia con un non giovanissimo vedovo.

Risultati immagini per tutti innamorati film

Sono elementi legati ad una società in cambiamento che vogliono dare la cifra del tempo, assieme agli esami che l’onesto lavoratore Nando Bruno deve sostenere per poter confermare la propria posizione sociale. Interpreta il padre di Marisa Merlini, presenza insostituibile di questo tipo di commedia di costume popolare e romana, malinconica trenta-quarantenne in perenne attesa che il suo tormentato amore con Gabriele Ferzetti possa concretizzarsi in matrimonio.

Mettendo da parte il repertorio drammatico che gli ha permesso di abitare il disagio tra Michelangelo Antonioni e Mario Soldati, Ferzetti fa il migliore amico di Mastroianni con ruspante simpatia, scoprendosi più romantico di quanto denunci la sua calcolata guasconeria. Film d’attori, insomma, figlio del suo tempo e a cavallo tra due stagioni, che appartiene più a suoi soggettisti che al regista esordiente o al supervisore artistico.

TUTTI INNAMORATI (Italia-Francia, 1959) di Giuseppe Orlandini, con Marcello Mastroianni, Jacqueline Sassard, Gabriele Ferzetti, Marisa Merlini, Nando Bruno, Ruggero Marchi, Franco Di Trocchio, Memmo Carotenuto, Leopoldo Trieste. Commedia sentimentale. ** ½

Pubblicità

Un pensiero riguardo “Italia ’50s – 19 | Tutti innamorati | Giuseppe Orlandini (1959)

  1. Ho visto il film quasi per caso su YouTube, e mi è piaciuto molto. Aggiungerei due paroline in favore di Leopoldo Trieste, che nel film ha una particina risicata (è il genero poco apprezzato dal generale in pensione interpretato da Ruggero Marchi) a cui riesce comunque a infondere un certo spessore, tratteggiando la figura del democristiano rampante e bigotto (“alimentare il pupo con il latte artificiale? Ma è peccaminoso!”).

    "Mi piace"

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto Twitter

Stai commentando usando il tuo account Twitter. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...