Gioco al massacro | Damiano Damiani (1989)

Pochi registi italiani come Damiano Damiani possono vantare una filmografia tanto ricca ed eclettica, così tanto da manifestarsi di anno in anno come un catalogo inesauribile da esplorare seguendo ogni volta strade nuove. Tra i lavori più tardi, Gioco al massacro è anche tra i meno celebri e celebrati, trascurato sotto film più popolari o immediati. L’apporto in sede di sceneggiatura di Raffaele La Capria è la spia di una complessità inconsueta.

In realtà, il film parte da un testo teatrale scritto proprio dal regista con lo scrittore napoletano che si fonda su un teorema narrativo, com’è tipico nell’opera di La Capria. Sfidando la radicata tradizione nostrana che sconsiglia di fare film sul cinema, Damiani non cade nella trappola di guardare all’inarrivabile modello felliniano né si adatta agli stilemi della morente commedia all’italiana, proponendo qualcosa di davvero insolito o addirittura unico nella nostra cinematografia.

L’atteso film nel film – o metafilm – è solo l’ultima sorpresa di un cripto-film, un enigma sulla creazione e sul mistero dell’arte svelato sull’altare degli affetti immolati ad essa. Cannibalizzare la realtà per piegarla all’azione: il cinema è sempre migliore della vita? È più un autoritratto che un’autobiografia: un famoso regista accoglie nella sua villa caprese un collega meno fortunato a cui ha rubato anche l’amore per rivelargli di averlo scelto come soggetto del suo nuovo film.

Il gioco al massacro è letteralmente questo: l’uomo baciato dalla sorte che infierisce sul debole attraverso i propri strumenti di lavoro. Il film diventa così un maledetto e malato balletto sulla morte dell’amicizia, sulla fluidità sentimentale, sulla decadenza di un sistema ridottosi a smascherare la sua atavica ossessione autoreferenziale. Cinema sul cinema ma anche sul fare cinema e sul non poterlo fare.

L’origine teatrale si sente e Damiani la sottolinea per enfatizzare la claustrofobia malsana di un inganno, riuscendovi ad uscire solo nel momento in cui il gioco degli uomini dimostra tutti i suoi limiti rispetto a disegni più alti e comunque cinici e bari. Cast ultrabizzarro: divi in caduta (Tomás Milián senza capelli), vecchie star in vacanza (Elliott Gould, nello stesso anno de I miei primi 40 anni), presenze eleganti (Nathalie Baye), caratteristi eccentrici (Galeazzo Benti, Eva Robin’s che fa l’ermafrodito).

GIOCO AL MASSACRO (Italia, 1989) di Tomás Milián, Elliott Gould, Nathalie Baye, John Steiner, Eva Robin’s, Galeazzo Benti, Micheal Gothard. Commedia. ***

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