CLOSENESS (TESNOTA, Russia, 2017) di Kantemir Balagov, con Atrem Cipin, Olga Dragunova, Veniamin Kac, Darya Zhovnar, Nazir Zhukov. Drammatico. ***
Nella Russia post-sovietica a cavallo tra gli anni Novanta e il secondo millennio, una coppia di giovani fidanzati viene rapita. Per evitare di coinvolgere la polizia, la sorella di lui sonda strade alternative, prima protetta dalla sua ristretta comunità ebraica che si offre di raccogliere i soldi necessari per pagare il riscatto e poi travolta dai conflitti interni, destinati ad esplodere in occasione di un evento tanto traumatico.
Patrocinata da Aleksandr Sokurov, è l’opera prima di Kantemir Balagov, allievo ventisettenne del maestro russo, che ha folgorato il Festival di Cannes del 2017, dove è stato presentato in Un Certain Regard. Un inesorabile dramma sulla chiusura (familiare, sociale, culturale) che attraverso il MacGuffin del rapimento svela il delirio di un’enclave al crocevia della propria angoscia de-formativa.
Indicativa se non quasi implacabile la scelta dell’aspect ratio 1.33, formato che determina con precisione – forse fin troppo inequivocabile? – la dimensione soffocante di un film che non lascia via di scampo e risucchia lo spettatore in un’inquietante asfissia en plein air, con un finale naturale davvero indovinato nel calibrare tensione e dolore, colmo di indizi per decifrare l’ansia dolente di una situazione liminare.
Si sentono, in sottotraccia, i contraccolpi della guerra cecena, per mezzo di immagini che raccontano l’orrore dell’odio, specie se letti in parallelo con il volontario distacco della comunità dalla contigua tragedia. Con tutti i suoi crismi e stilemi, è un “film da festival” in tutto e per tutto, dominato dall’interpretazione clamorosa di una protagonista nel cui volto c’è la mappa per orientarsi in un lavoro ispido e minaccioso.
L’ha ripubblicato su BY LORENZO CIOFANIe ha commentato:
Da domani in sala. Almeno ci prova
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