Recensione: Book Club – Tutto può succedere

BOOK CLUB – TUTTO PUÒ SUCCEDERE (BOOK CLUB, U.S.A., 2018) di Bill Holderman, con Diane Keaton, Jane Fonda, Candice Bergen, Mary Steenburgen, Andy Garcia, Don Johnson, Craig T. Nelson, Richard Dreyfuss, Alicia Silverstone, Ed Begley Jr., Wallace Shawn. Commedia. * ½

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Abbiamo fatto mille volte il discorso sul senso di un’operazione come Book Club. Uno: tra i pochi rimasti disponibili a pagare un biglietto al cinema ci sono gli ultrasessantenni. Due: se il pubblico è composto prevalentemente di persone mature, bisogna raccontare storie di e per persone mature. Tre: esistono spettatori anche giovani disposti a guardare i film interpretati da consumati professionisti ai quali vogliamo sempre bene.

Book Club è l’acme di questo cinema geriatrico, vero filone della romcom americana che ha ridato linfa (e successo al botteghino) ad attori e attrici sessanta-settantenni. Format quasi sempre uguale: ambienti molto borghesi, crisi dovuta al tempo che passa, riscoperta dell’amore e di tutto ciò che concerne. Chi fa la differenza? Non la regia, qui affidata ad un carneade che gioca ad immaginarsi Nancy Meyers senza averne né lo smalto né il piglio.

La storia? Beh, si poteva pensare qualcosa di meglio di quattro signore che ripensano le proprie vite sentimentali a partire dalla lettura della trilogia di Cinquanta sfumature. È proprio il soggetto a non funzionare, perché francamente non riusciamo a credere a queste donne, tutto sommato emancipate a parte una dal profilo più tradizionale, che hanno bisogno di spazzatura editoriale per un tale cambio di rotta. E, infatti, la zavorra del libro pare disperdersi nello scioglimento ozioso della narrazione, quasi un MacGuffin, in fondo.

Ora, è chiaro che il cast è così brillante da permettersi di portare avanti la baracca senza il bisogno di una vera impalcatura, peraltro con un affiatamento che denota tutta la sagacia di signore esperte e scaltrissime nel prendersi i propri spazi. Se Diane Keaton si conferma reginetta del genere che va col pilota automatico senza troppe pretese, Jane Fonda abusa del typecasting della manager che mette il sesso prima dell’amore salvo poi… ebbene sì.

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Meno logorate dal genere, funzionano meglio Candice Bergen e Mary Steenburgen, benché in personaggi tagliati con l’accetta (vabbe’, come tutti, d’altronde…), soprattutto perché portano in dote alla commedia una minor prevedibilità rispetto a Keaton e Fonda, ormai sul grande schermo dentro personaggi che non regalano alcuna sorpresa. Certo, è abbastanza deprimente che Richard Dreyfuss e Wallace Shawn vengano utilizzati per pochi minuti, ma tant’è.

Un po’ pochino la nostalgia del grande passato che questi attori hanno in faccia per accettare un film così insulso, che spreca un cast degno di miglior occasione in una storiella pomeridiana, la cui trascurabile piacevolezza del ritmo è pari solo alla stonatura interiore. Peraltro storiella vecchiotta, in cui, ancora una volta, sono i giovani a dimostrarsi bacchettoni e pigri: altro ammiccamento ad un pubblico âge che pensa di avere coraggio scegliendo di scimmiottare dinamiche adolescenziali. Postilla: Don Johnson è il padre di Dakota aka Anastasia di Cinquanta sfumature. Ah ah ah.

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