Piano… piano, dolce Carlotta | Robert Aldrich (1964)

Chi ha visto Feud: Bette and Joan, capolavoro mitico-camp di Ryan Murphy, sa che Piano… piano, dolce Carlotta avrebbe dovuto riunire le attrici e il regista di Che fine ha fatto Baby Jane, imprevisto e clamoroso successo che ridiede nuova linfa alle carriere di Davis e Crawford. La seconda, tuttavia, soffriva i riconoscimenti della prima, candidata a tutti i premi della stagione a differenza sua. In più, come sanno anche le pietre, si odiavano cordialmente. Tanto più che la Crawford ritirò la statuetta per conto dell’assente Anne Bancroft, vincitrice contro la Davis.

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La leggendaria faida tra le due mature dive riesplose sul set di questo nuovo film per cui Robert Aldrich avrebbe desiderato riproporre, al posto della Crawford, un’altra star un po’ in disarmo, Ann Sheridan. Il senso di Aldrich per le donne: a lui la stessa Crawford deve la rentrée di Foglie d’autunno, grande mélo inondato dagli occhi dell’attrice esaltati dai contrasti del tenebroso bianco e nero. Dovette, però, sottostare alla comprensibile scelta produttiva di riunire il dream team di Baby Jane.

Ora, chiaro che la Davis doveva in qualche modo vendicarsi dell’umiliazione subita la notte degli Oscar. Quale migliore occasione del nuovo film? E così, dopo una guerra senza esclusione di colpi, la sospensione delle riprese per motivi di salute e vari altri capricci, la Crawford abbandonò il set, chiudendo sostanzialmente la sua carriera con un “grande film non fatto”. La rimpiazzò Olivia de Havilland, anche lei da qualche tempo fuori dai giri, che batté la concorrenza di Vivien Leigh. C’è spazio anche per l’anziana Mary Astor, amica della Davis in partecipazione straordinaria, e per Agnes Moorhead, candidata all’Oscar nel ruolo della domestica acida.

D’altronde chi meglio della de Havilland poteva capire il cuore nero di una storia che, sì, mette al centro due cugine, ma la cui relazione allude ad un rapporto di sorellanza? Complicato come quello che lo legava alla sorellastra Joan Fontaine, con la quale la faida è continuata fino alla morte di quest’ultima nel 2013? Hollywood si nutre di queste storie, che capitolano tutte dentro narrazioni che non possono fare a meno di questi presupposti privati.

La Davis è anche qui una vecchia pazza, la povera Charlotte, perseguitata dal rumore del carillon e dal ricordo dell’amante ucciso e mutilato durante una festa quarant’anni prima. Il ritorno della cugina risveglia gli incubi in modo ancora più acuto. Di Baby Jane, Carlotta è diretta emanazione per colori, umori, immagini: un horror gotico sudista, introdotto sui titoli di testa dal primo piano della protagonista sulle note dolcemente melodrammatiche dello score di Frank de Vol.

Uno spudorato gioco al massacro tra pettegolezzi, lettere anonime, ordinanze, sprazzi di follia, sospeso tra il kitsch e il camp (l’iconica Davis col fucile: «Poteva ammazzarlo!», le dicono, e lei «Naturale che volevo, basta volere!»), dominato da una scala a chiocciola che è più di un simbolo del genere, si modula su un linguaggio romanzesco che conferisce una notevole dose di suspense al dramma familiare in cui «la carne è tutto».

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La fotografia di Joseph F. Biroc segue alla lettera il mantra della Davis: «con la luce tutto diventa falso. Solo al buio le cose sono vere e immobili». E la testa che cade per le scale è il trionfo di un cinema che si spinge verso un non-iperrealismo a cui crediamo assolutamente per la suprema capacità di mettere in scena la resa dei conti. Si tifa per la squilibrata Davis e non per la cinica de Havilland, ma quanta classe nell’abitare con occasionale ironia il grandguignol.

Calato nelle morbose e calde atmosfere della Louisiana, Aldrich, da par suo, compie uno straordinario esercizio di stile, una variazione su un tema del quale si è ritrovato ad essere creatore. E gioca in casa in questa gara a chi è più pazzo, con il momento epico degli schiaffi pazzeschi di Olivia a Bette (forse immaginava fosse Joan…), un’allucinante trenodia sulla verità, sul rapporto tra vittime e carnefici con un finale triste e malinconico.

PIANO… PIANO, DOLCE CARLOTTA (HUSH… HUSH, SWET CHARLOTTE, U.S.A., 1964) di Robert Aldrich, con Bette Davis, Olivia de Havilland, Joseph Cotten, Agnes Moorehead, Cecil Kellaway, Mary Astor, Wesler Addy, William Campbell, Victor Buono, Bruce Dern. Thriller. ****

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