La posta in gioco | Sergio Nasca (1988)

Tra gli ultimi scampoli di cinema civile all’italiana prima del sostanziale passaggio del filone sugli schermi televisivi e una più occasionale presenza in sala, La posta in gioco è un’operazione piuttosto interessante perché si pone sulla scia delle atmosfere alla Piovra, bestseller televisivo che ha raccontato la mafia al mondo, e nel solco della denuncia didattico-spettacolare tipico di Giuseppe Ferrara, qui sceneggiatore assieme a Sergio Nasca.

Risultati immagini per la posta in gioco filmDentro una struttura che è quella di un vero e proprio giallo – destinato a non avere una reale soluzione e perciò ancora più inquietante – alla ricerca del colpevole, il film di Nasca ricostruisce l’omicidio di Renata Fonte, assessore alla cultura del comune di Nardò per il Partito Repubblicano, attraverso le indagini che un anziano magistrato prossimo alla pensione (il grande Turi Ferro) conduce per fare luce sulla complicata vicenda.

La figura della Fonte, incarnata con fiera consapevolezza martirologica da Lina Sastri, appare in flashback annunciati da parenti, testimoni o persone informate sui fatti, studiandone così il ruolo pubblico, le posizioni degli alleati e degli avversari politici, gli scontri in consiglio comunale per combattere il potere della criminalità organizzata nella speculazione del territorio, e scoprendone risvolti privati utili a definire le relazioni familiari, in particolare con il marito sempre lontano per lavoro.

Seguendo il consueto piglio documentato ma anche ellittico di Ferrara, denso di indizi oscuri che allora risultavano ancora più allusivi e dall’analisi in progress, Nasca ragiona come un reporter d’inchiesta chiamato a far reinterpretare la storia con la maggiore trasparenza didascalica possibile. A distanza di un trentennio, al di là degli sviluppi dell’indagine, il film regge proprio per il rigore ancorché schematico della messinscena, con attori chiamati a sottolineare gli aspetti più caratteristici degli originali.

E, sì, Nasca taglia con l’accetta come Ferrara pur evitando il suo effetto mimetico-carnevalesco, ma per certi versi funzionano bene anche Vittorio Caprioli come spregevole rivale politico semianalfabeta accusato dell’omicidio e Flavio Bucci nel typecasting del pazzo che forse pazzo non è. Le musiche sono di Eugenio Bennato. Nasca morì un anno dopo l’uscita di quello che resta il suo film più equilibrato in una carriera abbastanza curiosa (il perverso Il saprofita, le parabole su maternità e aborto in Vergine, e di nome Maria e Stato interessante, il soft biopic D’Annunzio).

LA POSTA IN GIOCO (Italia, 1988) di Sergio Nasca, con Lina Sastri, Turi Ferro, Vittorio Caprioli, Roberto Alpi, Pier Paolo Capponi, Flavio Bucci, Sonia Petrovna, Marina Berti, Tommaso Bianco, Christian Brando, Renata Zamengo. Drammatico giallo storico. ** ½

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