Io so che tu sai che io so | Alberto Sordi (1982)

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Risultati immagini per io so che tu sai che io soSe c’è un regista davvero trascurato al di là dei suoi (pochi) meriti effettivi, quello è proprio Alberto Sordi. Da sempre autoproclamatosi autore di se stesso, vive il passaggio dietro la macchina da presa nel momento della sua massima monumentalizzazione, convinto di dover far ditta da solo per proseguire il ritratto dell’italiano medio. Sono, d’altronde, gli anni della fluviale Storia di un italiano, antologia di frammenti dei suoi film con l’ambizione di raccontare la società.

Io so che tu sai che io so segna la sua ultima collaborazione con Monica Vitti, generalmente considerata la sua partner storica ma in realtà al suo fianco solo in cinque occasioni. Sia per lui che per lei sono finiti da un po’ i momenti di gloria. Sordi ha appena ottenuto un largo successo con l’iconico Marchese del Grillo, grazie alla complicità di Mario Monicelli, che l’ha sempre diretto con intelligenza; Vitti è nella fase delle pochade da usato sicuro, dei ricalchi delle commedie degli anni trenta, dei pigri movie movie.

Malgrado quel titolo tanto brutto quanto efficace e un po’ entrato nel parlato comune, il film non parte da una cattiva idea. Se al regista Sordi si può riconoscere un merito, esso è quello di aver intercettato temi e argomenti da commedia di costume a misura di dibattito, volendo anche da rotocalco nell’ottica di un borghese conservatore. Pensiamo all’esplosione del sesso (Il comune senso del pudore), l’emancipazione femminile (Io e Caterina) fino al presagio di Tangentopoli (Tutti dentro).

Qui il problema dell’incomunicabilità di una matura coppia in crisi si interseca con l’ossessione del controllo delle vite private, come se ci trovassimo in una commedia del rimatrimonio all’epoca della paranoia. Lo spunto non è affatto male, specie se consideriamo che ci si trova alla fine degli anni di piombo, con i dolorosi strascichi umani (la figlia è tossicodipendente), la serpeggiante abitudine al sospetto verso il prossimo, il desiderio di ribellarsi alla cupezza con la disinvoltura libertina.

Sordi è un marito fedifrago, distratto, sostanzialmente maschilista. Vitti è una moglie trascurata, che faticosamente si ritaglia degli spazi per non restare schiacciata dalle dinamiche domestiche. Sono benestanti, vivono in affitto al centro ma hanno una bella casa in campagna, magari evadono, hanno un atteggiamento servile ma ipocrita con la padrona di casa, il cui celebre marito economista muore.

Così la sceneggiatura di Rodolfo Sonego (che in origine l’aveva pensata per il mercato americano: sperava in Robert Redford, poi si mise in mezzo Sordi) sceglie di addentrarsi in suggestioni da spy story, con il protagonista che all’improvviso scopre che un detective ha filmato per mesi sua moglie convinto si trattasse della consorte dell’economista. Attraverso i video, proiettati nella casa di campagna, il marito scopre aspetti della moglie a lui inaccessibili e oscuri e prende coscienza di una realtà altrimenti incomprensibile ai suoi occhi.

Bypassando la mediocrità di una regia stanca e priva di ritmo, il vero problema di Io so che tu sai che io so è lo sbilanciamento tra una prima parte che promette atmosfere giallo-rosa da commedia americana e una seconda nella quale affiora uno spirito fin troppo moraleggiante che non ha il coraggio di affondare il coltello nella ferita. Specie di fronte alla prospettiva tanto perturbante da dover porre i coniugi di fronte all’ipotesi di rimodulare un fragile e snervato lessico amoroso.

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È un peccato che con un soggetto così intrigante Sordi abbia preferito tenersi la regia: ne risentono la sciatta direzione degli attori (compresi Sordi stesso e una nebulosa Vitti), l’oziosità di certi siparietti (Gianni Letta che chiede di poter telefonare), l’anacronismo di una messinscena poco affascinante e approssimativa, l’eccessiva lunghezza di una commedia a cui manca un vero ritmo. Un atto mancato, per certi versi.

IO SO CHE TU SAI CHE IO SO (Italia, 1982) di Alberto Sordi, con Alberto Sordi, Monica Vitti, Isabella De Bernardi, Salvatore Jacono, Ivana Monti, Claudio Gora, Giuseppe Mannajuolo, Micaela Pignatelli, Gianni Letta, Sandro Paternostro. Commedia. **

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