Il boom | Vittorio De Sica (1963)

Progetto Sordi

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Ma quant’è schizofrenico il regista Vittorio De Sica negli anni Sessanta? Con quale nonchalance riesce a passare da grosse e serie produzioni dall’ambizione internazionale (La ciociara, I sequestrati di Altona) a supreme commedie popolari apparentemente al servizio del divismo (La riffa, Ieri, oggi, domani, Matrimonio all’italiana) e nel frattempo continuare a raccontare il lato oscuro della società?

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Assistito dal sodale Cesare Zavattini, ancora in sé prima di diventare il cliché di se stesso (l’episodio Il leone de Le coppie…), De Sica ribalta la prospettiva del neorealismo per entrare nelle pieghe di una borghesia incapace di rintracciare l’umano sotto il lusso sempre più accessibile, setacciandone la gretta aridità di chi non ha contezza di cosa sia una vita difficile, per citare il capolavoro di Dino Risi.

Non casualmente, dato che il protagonista de Il boom è lo stesso: un Alberto Sordi senza paragoni, all’apice della sapiente consapevolezza che la sua sia la maschera davvero più importante per raccontare prima che capire il miracolo economico di una nazione cialtrona, talmente abituata a convivere con la propria approssimazione da ritrovarsi inevitabilmente impreparata alla prima crepa del sogno raggiunto con una fatica pari solo alla brama di ottenerlo.

In una Roma grigia, ipocrita, ministeriale, ingorda, Il boom è un apologo allucinato, esaltato dal magnifico bianco e nero di Armando Nannuzzi, apodittico e straniante come già nel corale Giudizio universale, opera gemella di questa e di cui sembra l’origine, quasi che la storia dell’imprenditore Giovanni Alberti (ahi!) ne sia uno spin off, una costola, l’ultimo frammento della cronaca di un fallimento, di una decadenza morale, di un’ecatombe sociale.

Poiché Giovanni ha speso più di quanto potesse permettersi pur di stare al passo dei facoltosi amici, dovendo accontentare le mire espansionistiche dell’avida moglie, accetta di incontrarsi in privato con la non giovane e corpulenta moglie di un costruttore, convinto di poter svoltare come improvvisato gigolò: ma l’obiettivo della signora non ha le sfumature di quello squallore. Gli chiede, invece, se sarebbe disposto a vendere l’occhio al marito che ne è rimasto privo.

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Chiaro che all’epoca sia stato massacrato: una commedia (una commedia!) così perturbante e acida non poteva essere ben accolta dai benpensanti indaffarati a decantare le meraviglie del boom economico. Un horror che rilegge il versante nero e perverso dell’easy life (di nuovo Risi, essendo questo il titolo internazione de Il sorpasso…) con Sordi impegnato ad investire le sue passate esperienze in un ruolo decisivo: un vedovo che deve essere ancora marito ma non è ancora cosciente del Tersilli che è in sé.

IL BOOM (Italia, 1963) di Vittorio De Sica, con Alberto Sordi, Gianna Maria Canale, Ettore Geri, Elena Nicolai, Alceo Bernabei, Felicita Tranchina. Commedia nera. *** ½

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