Indiscreto | Stanley Donen (1958)

Esistono film che nascono con aspettative altissime. Sono tanti. E poi ci sono quelli che le confermano alla grande. E sono pochi. Per esempio: Indiscreto ricongiunge la coppia entrata nella storia del cinema per il bacio più lungo di sempre. Accadeva in Notorious e i due amanti erano Ingrid Bergman e Cary Grant, all’apice del loro splendore. Dodici anni dopo sembra essere trascorsa un’era.

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Un po’ perché lei, tornata a Hollywood (ma qui la produzione è inglese) dopo la scandalosa relazione con Roberto Rossellini, era diventata più matura, sempre incantevole ma forse un po’ più adulta dei suoi quarantatré anni, comunque un’età all’epoca ritenuta da tardone per un’attrice. E un po’ perché lui, ormai ultracinquenne, adattava il suo fascino intramontabile all’inevitabile invecchiamento, evidente nelle rughe che gli solcano il viso. Ma, come dire: e chi se ne frega?

Perché, diciamolo, oltre ad essere una delle più supreme commedie del decennio e forse in assoluto, Indiscreto regge non solo per la naturale, irresistibile, confidenziale complicità tra le star ma anche per il coraggio di mettere al centro della scena un ménage sentimentale – peraltro in una certa misura pruriginoso, dato che lui pare avere una moglie – tra persone non più giovanissime, con tutto il carico di disincanti che comporta avere quell’età in quel momento storico.

Tratto da un testo teatrale di Norman Krasna, Indiscreto non rinnega mai la sua origine teatrale. Se non siamo nell’interno dell’appartamento di Ingrid, che interpreta una celebre attrice teatrale, siamo in esterni che cercano in tutti modi di darci l’illusione del reale. Consapevolmente invano: d’altronde Stanley Donen è un maestro della finzione che imita la realtà, un genio del musical che anche qui dirige come se la vita non fosse altro che un ipotetico musical, dove tutti vorrebbero cantare e ballare in gloria della finzione ma sono costretti a parlare e muoversi per ottemperare ai doveri della realtà.

Al di là del loro indiscutibile statuto divistico, Ingrid e Cary gigioneggiano in modo splendido perché sono i ruoli a richiederlo: di lei abbiamo detto, lui, invece, è un diplomatico che ha appena accettato un posto alla Nato. Clamoroso, un amore ai piani alti del jet set internazionale. Tutto così glamour, questo olimpico mondo di ricchi mondani romantici da non poter che essere – ancora! – un’ode alla finzione. Possiamo non credervi?

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Certo che ci crediamo. Perché questi due maturi innamorati impostano il loro discorso amoroso sul registro della recitazione. Quando lei scopre che lui le ha raccontato una gravissima balla, la dolce vendetta messa in atto è solo una risposta alla messinscena di lui. Pensiamo al gran galà in cui lui è l’inconsapevole vittima del gioco di lei ed è talmente incosciente che si mette a ballare con una leggerezza ridicola, goffissima: un momento pazzesco, con i controcampi degli sguardi di Ingrid inferocita.

Indiscreto è una ronde in piccolo, un sommo gioco (un play, infatti) di schermaglie amorose che non lascia un attimo di fiato per i batti e ribatti della perfetta sceneggiatura e allo stesso tempo culla in un’atmosfera soave e luminosa. Un film fatto di istanti indimenticabile: lo sguardo compiaciuto di Ingrid quando batte le mani dopo il discorso di Cary, le mani che “si toccano” nello slipt screen a letto, la chimica sessuale in ascensore, la colazione after sex, le porte dietro le quali si celano improbabili amanti.

INDISCRETO (INDISCREET, G.B., 1958) di Stanley Donen, con Ingrid Bergman, Cary Grant, Cecil Parker, Phyllis Calvert, David Kossoff, Megs Jenkins. Commedia sentimentale. ****

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