Uno dei flani recitava: «Acclamato come il più grande film d’animazione di tutti i tempi» ed allora, da certi commentatori, fu proprio definito così. Al netto del trionfalismo, La bella e la bestia era soprattutto l’apogeo di un progetto ancora in una fase iniziale ma già al suo apice, volto a produrre quei classici che la Disney non riusciva a sfornare da qualche tempo. Tant’è che ricevette la nomination all’Oscar come miglior film, per la prima volta assegnata ad un cartoon.
Probabilmente una candidatura simbolica, che stava a segnalare l’apprezzamento dell’Academy per il Rinascimento disneyano dei primi anni Novanta e che veniva dopo il Golden Globe per la categoria commedia o musical nella categoria massima. Dopotutto si tratta di un vero e proprio musical, con le canzoni dovute alla coppia d’oro Alan Menken e Howard Ashman (a cui il film è dedicato, essendo scomparso prima dell’uscita) e una regia che ammicca alle geometrie di Busby Berkeley in versione Broadway (la caciara fantasy di Stia con noi) senza tralasciare gli evergreen sentimentali (il magnifico ballo che nella versione italiana diventa Come il sole ad est, cantata anche sui titoli di coda da Gino Paoli e Amanda Sandrelli).
I pezzi forti sono il ritorno alla dimensione favolistico-sentimentale già recuperata ne La sirenetta, con una “principessa in pectore” che, come Ariel, è emancipata, autonoma e romantica. L’atmosfera è a meta tra il realismo poetico nella dimensione più fantasmagorica esaltata dalla mitica versione della favola di Jean Cocteau e l’evocazione superficiale ma efficace del sontuoso cinema aristocratico degli esuli europei degli anni Quaranta e Cinquanta.
Se l’apporto dei due musicisti è sicuramente uno degli elementi fondanti del successo tutto sommato costante dei classici Disney del periodo, va comunque rilevata la sapiente sintesi tra magia ad uso e consumo dell’infanzia (più il rassicurante manicheismo e la morale incorporata) e stilemi del melodramma (l’amore che va oltre la diversità), del musical classico (la naturale sospensione della realtà) e della commedia (i caratteristi e cioè gli strepitosi abitanti del castello tramutati in oggetti) potabili anche per gli adulti.
Rifatto nel 2017 nell’ambito dei remake live action, La bella e la bestia resta una pietra miliare dell’azienda, dove il tratto semplificato e pulito del disegno è funzionale alla ricerca dell’adesione emotiva da parte del pubblico di riferimento, mentre non si rinuncia a scandagliare una narrazione dal fiato lungo. In originale, il cast dei doppiatori vanta la prestigiosa presenza di Angela Lansbury (Mrs. Bric); nell’ottima edizione italiana, accanto a voci di vaglia, si segnalano nel reparto dei comprimari Elio Pandolfi (Le Tont) e Didi Perego (Guardaroba).
LA BELLA E LA BESTIA (BEAUTY AND THE BEAST, U.S.A., 1991) Gary Trousdale, Kirk Wise. Animazione musicale fantastico sentimentale. *** ½