Venezia 76 | Recensione: About Endlessness

ABOUT ENDLESSNESS (ON DET OÄNDLIGA, Svezia-Germania-Norvegia, 2019) di Roy Andersson, con Martin Serner, Tatiana Delaunay, Anders Hellström, Jan Eje Ferling, Bengt Bergius, Thore Flygel. Drammatico. **

In ordine sparso, nello spazio e nel tempo, su una voce narrante femminile che «vede un uomo/(una donna che…»: una coppia fluttua nel cielo sopra la città; un prete ha perso la fede e cerca conforto in uno psicologo; un dentista è in crisi; e poi una direttrice marketing, una donna che ama lo champagne, un padre e una figlia verso una festa di compleanno, i soldati che marciano, Adolf Hitler, Ivan il Terribile…

Roy Andersson, cineasta amato quanto detestato dunque davvero polarizzante e perciò autore “prezioso”, ha vinto il Leone d’Oro nel 2014 (edizione non particolarmente indimenticabile) con Un piccione seduto su un ramo riflette sull’esistenza, scatenando reazioni molto divisive. Cinque anni dopo, la meditazione è ufficialmente spostata su una prospettiva più ampia: il titolo, infatti, si traduce Sull’infinito. I piccioni sono volati su altri rami, le riflessioni restano le stesse. E anche le perplessità.

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Ancora un’antologia di quadretti. Alla ricerca di un senso unitario. Anzi: vignette statiche, a camera fissa. Immagini immobili. Sguardo imperturbabile in superficie, profondamente perturbato in realtà. Dentro queste inquadrature, esistenze in caduta libera. Anche negli interni, si sente la presenza di una città, Colonia, sulla quale non splende mai il sole: il tempo è sempre cupo, il clima percepito è umido, le strade sono vuote o riempite da allegoriche via crucis che occupano gli incubi del prete.

I colori sono pallidi, fuori dal tempo, mai rassicuranti. Le frasi secche, a metà tra l’ambizione aforistica e la scarnificazione sintattica. Si ride, si ghigna. E un attimo dopo ci si ferma per elaborare il dolore, l’angoscia, la tensione incamerate. La vita: distruzioni per l’uso. Puro Andersson? Sì ma uno stile che è già maniera, la reiterazione del già visto, l’appendice – la replica? – di un successo. Per fortuna dura poco. Continua ad avere i suoi cultori.

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