Recensione: Burning – L’amore brucia

BURNING – L’AMORE BRUCIA (BEONING, Corea del Sud, 2018) di Lee Chang-Dong, con Yoo Ah-In, Steven Yeun, Jeon Jong-seo, Lee Joong-ok, Soo-Kyung Kim. Drammatico. ****

Granai che bruciano è il titolo del racconto di Haruki Murakami all’origine di Burning, ritorno sul grande schermo del parco maestro Lee Chang-Dong, il cui sibillino sottotitolo italiano recita L’amore brucia. Una questione di fiamme che divampano in lontananza. Incendi interiori. Il fuoco come una delle chiavi d’accesso più interessanti per interpretare il cinema d’autore contemporaneo: bruciare per bonificare e ricostruire, distruggere e ricreare, contemplare il mistero di qualcosa che scompare.

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Burning è un film che sfugge. Un enigma rivelato nella sua dimensione più arcana. Noi siamo Jong-soo, il protagonista. Noi siamo la figura di spalle che osserva il granaio – anzi, la serra – data a fuoco. Sarà stato Ben, il misterioso e affascinante ragazzo molto benestante che coltiva lo strano hobby di incendiare le serre? Non è questo il punto, perché Burning è anche l’anatomia di un aspirante scrittore: un ragazzo alla ricerca di una storia e che, uscendo dal suo desolante orizzonte privato, si misura con una realtà impalpabile, le cui fiamme sfavillano senza che sia palese la mano del piromane.

Cinema piromane che accende fuochi nel vuoto assordante di vite incomplete, quello di Lee Chang-Dong è un film che per circa un’ora e mezza monta la tensione – con una fluidità e una tenuta del racconto pari all’addomesticamento della gravitas in funzione di un accesso più favorevole nei meandri dell’ambiguità – attorno a un nucleo narrativo costituito prima dalla coppia formata da Jong-soo e Hae-mi, sua compagna di scuola risbucata dal nulla, e poi trasformato in un’inafferrabile triangolazione dalle suggestioni erotiche.

Burning sembra cercare in tutti i modi di uscire dal pozzo – ma è mai esistito davvero? – in cui è caduta da piccola Hae-mi, bambina bullizzata anche dal protagonista in quanto brutta, adesso diventata bella ragazza in seguito a un intervento di chirurgia plastica. Identità nascoste in meandri oscuri forse inventati, corpi che si mutano per diventare altri da sé e congiungersi in ideale comunione con la natura all’apoteosi simbolizzata dal tramonto, con le estemporanee genialità di Miles Davis, con un amore impossibile, immaginato, negato.

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Cercare tracce di vita tra i lapilli di incendi incomprensibili, perdersi nelle contraddizioni di una nazione che si fa specchio di un disagio generazionale: padri che non sanno rapportarsi con le istituzioni e si fanno incarcerare, madri che scompaiono nel nulla per riapparire dal flusso molesto dei messaggini ricevuti con la speranza di riconquistare pezzi di opportunismo mascherati da richieste di riconnessione sentimentale. Burning come abisso dove si disperde l’umanità, come devastazione del sogno di una vita normale, come ossessione del desiderio.

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