È interessante come dato. Nella seconda parte della sua carriera, successiva alla massima gloria internazionale, Lina Wertmüller non ha dato il meglio di sé non nella reiterazione spesso e volentieri stantia e raffazzonata delle marche tipiche del suo cinema più celebrato, quello esplosivo, deformante, grottesco degli anni Settanta. Quando ha provato a ripetersi, ha fallito a volte in maniera davvero disastrosa, diventando la caricatura di se stessa.
Il meglio, si diceva, l’ha dato laddove è riuscita ad addomesticare il suo estro all’altezza di un racconto meno ridondante, senza rincorrere la replica di un cinema non solo anacronistico, ma che non sa più governare con la disinvoltura di un tempo – già ad onor del vero piuttosto sul filo di una gestione spericolata del caos. Napoli diventa sempre più l’epicentro del suo orizzonte poetico: la filtra con umorismo tragico, ne abbraccia le contraddizioni con spudorata accondiscendenza.
Se la suggestione musicale del pur rutilante Un complicato intrigo di donne, vicoli e delitti sosteneva la credibilità di un film sospeso tra orrore e folklore e Io speriamo che me la cavo si abbandonava alla sagra del buonismo e dei luoghi comuni, il pur puteolano Sabato, domenica e lunedì resta ottimo adattamento di Eduardo la cui eco si sente nel fascino evocativo e maliardo di Francesca e Nunziata, trasposizione televisiva del romanzo di Maria Orsini Natale.
Torna Sophia Loren, ormai monumentalizzata e incapace di portare sullo schermo un personaggio che non sia lei stessa. Tuttavia, quando Donna Sophia si sente a proprio agio, in un ruolo che ne incarna la potenza matriarcale e il carisma senza tempo, peraltro sotto la direzione di una regista della quale si fida, difficilmente sbaglia. E, benché legato al ricordo di successi lontani, il binomio Lina-Sophia funziona benissimo, curiosamente più in tv che al cinema (i terribili Fatto di sangue e Peperoni ripieni e pesci in faccia).
Sophia interpreta Francesca, ultima erede di una rinomata famiglia di pastai, che ha sposato un nobile spiantato e traditore (l’irresistibile Giancarlo Giannini, che torna con la sua pigmaliona dopo oltre vent’anni) con cui ha figliato notevolmente. Adotta l’orfanella Nunziatina, che si rivela l’unica della prole interessata a proseguire l’attività: diventa sul campo l’erede designata (da grande è Claudia Gerini) a cui tramandare, come da tradizione, i segreti del mestiere.
Se non fosse che, disgraziatamente, s’innamora del fratello (Raoul Bova, ancora una volta, dopo Ninfa plebea, oggetto del desiderio wertmulleriano), col quale non ha rapporti di sangue ma da cui il buon senso imporrebbe di stare alla larga. Infatti, finiscono per aspettare un bambino. Nel frattempo, Francesca, per assecondare le ambizioni di autonomia finanziaria del marito inetto, perde un sacco di soldi in investimenti sbagliati. La rovina è imminente e Nunziata accetta di sposare un fedele collega.
Nell’elegante, acquerellata, brillante confezione curata dal direttore della fotografia Alfio Contini, con le scenografie di Enrico Job sospese tra fasti perduti e decadenza incombente, Lina dirige con leggerezza un melodramma familiare che riesce a domare malgrado qua e là si scorgano qualche scatto di montaggio nel solco di Franco Fraticelli, una vaga sciatteria nel doppiaggio e un eccesso di manierismo dialettale. Giannini supremo nel suo gigionismo, ma divertono anche Luciano De Crescenzo e l’amministratore Enzo Cannavale, che, in una scena sublime, mentre piange la madre morta viene portato via dalla Loren per motivi di lavoro. Straordinario il finale nella dimora decaduta, col vento che soffia forte, il tempo inclemente, le cose cambiate, le confessioni inattese, il riscatto, il perdono.
FRANCESCA E NUNZIATA (Italia, 2001) di Lina Wertmüller, con Sophia Loren, Giancarlo Giannini, Raoul Bova, Claudia Gerini, Carmen Femiano, Luciano De Crescenzo, Enzo Cannavale, Massimo Wertmüller, Armando Pugliese, Bruno Zanin, Vincenzo Bocciarelli, Maria Zulina Job. Mélo. ***
[…] della messinscena dimostrato nelle altre commedie in costume (Sabato, domenica e lunedì e Francesca e Nunziata) e il ricordo dell’approccio vorticoso ai temi della sensualità come linguaggio da usare quando […]
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[…] che me la cavo (1992) – Ninfa plebea (1996) – Ferdinando e Carolina (1999) – Francesca e Nunziata (2001) – Peperoni ripieni e pesci in faccia (2004) – Mannaggia alla miseria! […]
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