Alla riscoperta di Lina Wertmüller | Ferdinando e Carolina (1999)

Dopo il mélo tra droga e camorra di Un complicato intrigo di donne, vicoli e delitti, l’idillio nostalgico del puteolano Sabato, domenica e lunedì, la scugnizzeria disgraziata di Io speriamo che me la cavo, la fuga nell’entroterra di Ninfa plebea, ecco che l’incontro tra Napoli e Lina Wertmüller giunge a un appuntamento fondamentale, rievocando uno dei personaggi fondamentali per capire quanto la città sia davvero pervasa da una “armonia perduta”.

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Con questa espressione, Raffaele La Capria intende la rottura ancestrale tra uomo e paesaggio, l’impossibilità di vivere secondo natura in una città che travolge, intrappola, ferisce a morte e non lascia alcuna speranza di emancipazione. Il grande scrittore è il co-sceneggiatore di Ferdinando e Carolina, che sotto l’apparenza del racconto del matrimonio combinato tra il re delle Due Sicilie e la rampolla dell’imperatrice d’Austria vuole scandagliare con ferocia la vita di un monarca cialtrone e tirannico.

Qualcosa deve essere andato storto, forse a causa della maggiore attenzione della regista verso le schermaglie erotiche, il buffo ballo di corte, l’attrazione per la spavalderia dei corpi giovani. La giovinezza, d’altronde, è un flashback, edulcorato dai lati più negativi del governo e focalizzato sulle prodezze sessuali, sugli intrighi di palazzo, sui giochi di ruolo e sulle superstizioni. A filtrare la rievocazione, infatti, è l’anziano e moribondo Ferdinando, che, per quanto perseguitato dai fantasmi dei troppi condannati a morte, non si lascia certo suggestionare da quel pentimento che gli garantirebbe il perdono divino.

Al fine di sottolineare il disprezzo nei confronti di un potente spietato e repressivo, Lina può giusto esaltare gli aspetti ridicoli del vecchio (le flatulenze di reminiscenza felliniana): gli presta il volto Mario Scaccia (davvero somigliante all’iconografia del re) doppiato da Carlo Croccolo, la cui voce dall’accento antico dimostra la consuetudine della nobiltà alla frequentazione del popolo. Ma i frammenti agonizzanti sembrano contenere una critica politica che avrebbe potuto dare qualcosa di più saporito del carosello funebre (non è La mort de Ferdinand I, parafrasando il futuro La mort de Luis XIV, ecco).

Lina, ormai in piena monumentalizzazione, ricorre al suo consumato repertorio di marche e cliché per interpretare un’idillica fin du monde destinata alla putrescenza: il fraseggio musicale di un dialogo dal colore dialettale dove la modulazione delle parole conta più del lessico fin troppo “costruito”; una galleria di corpi e facce ai limiti della caricatura (gli austriaci parlano come i tedeschi di Paolo Villaggio…); le urla schiamazzanti che dovrebbero esaltare la vitalità sgorgante dalle viscere di un popolo che vive tutto teatralmente.

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Tuttavia, c’è da dire che lo spirito picaresco della regista offre qui una delle varianti meno indigeste della sua tarda carriera, in bilico tra l’inedito controllo della messinscena dimostrato nelle altre commedie in costume (Sabato, domenica e lunedì e Francesca e Nunziata) e il ricordo dell’approccio vorticoso ai temi della sensualità come linguaggio da usare quando non arriva la logica e della giovinezza intesa quale luogo dell’anima dove tutto è possibile.

Confezione di gran gusto: fotografia di Blasco Giurato ai limiti del calligrafismo, scenografie di Enrico Job, costumi di Gino Persico. Curioso cast, dove tra colonne del teatro (Scaccia, Isa Danieli, Elio Pandolfi), caratteristi di vaglia (Gianni Bonagura, Silvana De Santis), nuove leve (Lola Pagnani, Yari Gagliucci) e divertiti amici dell’autrice (Leo Benvenuti, Pelos La Capria, Armando Pugliese, Gerardo Gargiulo) spiccano i corpi desiderabili di Sergio Assisi e Gabriella Pession, acerbissimi – lei a volte davvero imbarazzante… – ma funzionali.

FERDINANDO E CAROLINA (Italia, 1999) di Lina Wertmüller, con Sergio Assisi, Gabriella Pession, Nicole Grimaudo, Mario Scaccia, Elio Pandolfi, Isa Danieli, Lola Pagnani, Silvana De Santis, Leo Benvenuti, Gianni Bonagura, Adriano Pantaleo, Yari Gagliucci, Carlo Caprioli, Moira Grassi, Pelos La Capria, Armando Pugliese, Gerardo Gargiulo. Storico commedia. **

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