Probabilmente sì. Gli spietati (anzi: Unforgiven, letteralmente i non perdonati) è l’ultimo western possibile. È il crepuscolo degli dei, è l’inverno del nostro scontento (e poco importa se batte il sole selvaggio dell’America in cui si ammazzano i presidenti), è la chiusura di un ciclo. Quella che potrebbe essere scambiata superficialmente per nostalgia è in realtà celebrazione. Non è semplice passatismo da nostalgici di regime – e in questo caso il regime è quanto mai accettato e democratico, chiamiamolo così, il regime dei Ford e dei Leone (Sergio, a cui il film è dedicato, assieme a Don Siegel) – ma qualcosa di più profondo.
Vedendo scorrere sullo schermo le immagini del sublime film di Eastwood (forse l’unico attore capace di dirigersi quando sta di fronte alla macchina di presa, una sorta di duplice funzione che si fonde all’ubiquità) c’è un sentimento che si diffonde con rassegnata, umile, brutale…
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