Attraverso il giornalismo d’inchiesta e l’indagine socio-politica, Francesco Rosi (sostenuto in sede di sceneggiatura da Tonino Guerra) semina dubbi, ricerca indizi con puntigliosa meticolosità, batte molte strade per cercare di cavare un barlume di verità da una delle vicende più complesse e misteriose del dopoguerra italiano (a tal proposito è più che convincente la scena siciliana in cui tutti si rifiutano di imbarcarsi sull’aereo assieme a Mattei: «a me queste diavolerie che volano non mi danno sicurezza», afferma addirittura un notabile siciliano).
Ben conscio che non si possa capire il fatto ultimo se decontestualizzato da quel che accadde prima, Rosi va all’origine, esamina l’ascesa irresistibile dell’ingegner Mattei, lo segue nella sua scalata al raggiungimento di un benessere collettivo, non si lascia affascinare da una figura comunque non indifferente.
Benché nel ritratto di questo ex capo partigiano, oppositore dei poteri forti – pur essendolo lui stesso – e vicino ai…
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