Venezia 77 | Recensione: Le sorelle Macaluso

LE SORELLE MACALUSO (Italia, 2020) di Emma Dante, con Viola Pusatieri, Eleonora De Luca, Simona Malato, Susanna Piraino, Serena Barone, Maria Rosaria Alati, Anita Pomario, Donatella Finocchiaro, Ileana Rigano, Alissa Maria Orlando, Laura Giordani, Rosalba Bologna. Drammatico. ****

Uno di quei film che svela i limiti della critica italiana è Le sorelle Macaluso perché mette in campo tre elementi urticanti. Il primo: l’incapacità di leggere quasi sempre solo all’interno del sistema-cinema, al massimo trovando vaghe connessioni con il quadro socio-politico. Il secondo: l’ostilità nei confronti di un corpo estraneo invade il campo del grande schermo usando quelli che ritiene mezzucci come gli ammiccamenti pop e finendo in derive kitsch. Il terzo: il bisogno di un intreccio.

Le sorelle Macaluso (2020) di Emma Dante - Recensione | Quinlan.it

Se i critici cinematografici italiani andassero di più al teatro (e ascoltassero più dischi, leggessero più libri, vedessero più televisione, uscissero di più e in posti diversi), capirebbero che la versione per il cinema de Le sorelle Macaluso rappresenta forse uno dei più importanti adattamenti da altro medium che il cinema italiano conosce da anni. Chi se ne frega, potreste dire, e invece è un dato che dà alla nostra produzione un respiro meno corto, uno sguardo più largo, una visione che si nutre di altre esperienze.

Se nell’opera prima Via Castellana Bandiera seguiva suggestioni western restando però un po’ sulla superficie dell’esercizio e nella gabbia di un’operazione a tratti fin troppo teorica, con questo secondo lavoro Emma Dante getta il cuore oltre l’ostacolo. Non solo propone una trasposizione a misura di cinema, ma usa l’elemento teatrale per esaltare una scenografia che è personaggio se non protagonista della storia.

Rispetto all’originale ha ridotto il numero delle sorelle, mantenendone il casting conforme all’anagrafe e la sensazione di fluidità, e ha aperto la narrazione all’esterno di una casa che è il cuore, il cervello, lo stomaco del film. Muta con le sue abitanti, rendendosi contenitore ed espressione del tempo che scorre, facendo le veci dei genitori che mai vediamo. Una casa che è una tana (a teatro spuntavano dal buio, qui sono i raggi del sole a farle emergere), un rifugio (le colombe in soffitta, prima business poi consuetudine infine famiglia), una gabbia (dal secondo atto), un loculo (di morti), un rudere (nel finale), una storia di fantasmi. Come tutti sanno, ogni storia di fantasmi è sempre una storia d’amore (o viceversa? Poco cambia).

C’entrerà forse il fatto che la visionaria regista teatrale si è fatta accompagnare in sceneggiatura da due scrittori che sceneggiatori non sono: ci sono di mezzo Giorgio Vasta, già in Via Castellana Bandiera, ed Elena Stancanelli, che non aveva mai firmato prima uno script. Con un atteggiamento pienamente consapevole nel suo essere perfino naif rispetto alle regole della sceneggiatura, i tre “corpi estranei” rifiutano vivaddio gli spiegoni a tutti i costi e scelgono di seguire un flusso narrativo fatto di immagini, sensazioni, oggetti, sottotesti, emozioni.

giusti:ci sono cascato in pieno e mi piace moltissimo 'le sorelle macaluso'  di emma dante - Dagospia

E canzoni, sì. Una colonna sonora che tira in ballo canzoni chiamate a puntellare la storia sfidando la banalità, l’ovvietà, il pericolo del trash. Un meccanismo visto mille, duemila volte e che qui non diventa mai una furbata ma una scelta del tutto organico alla poetica della regista. E se Inverno di Fabrizio De André nella cover di Franco Battiato divampa in tutta la sua struggente immensità, quelle di Sognare, sognare di Gerardina Trovato e Meravigliosa creatura di Gianna Nannini sono azzardi incredibili che dimostrano la forza, l’autonomia, il progetto di una delle più grandi registe italiane.

Ah, già, la trama. Che dire? Siamo (forse) tra gli anni Ottanta e Novanta (importa?) e cinque sorelle vanno al mare. Succede qualcosa fuoricampo. Il tempo passa, una cena diventa palcoscenico di uno scannatoio che è sintomo di un trauma. E passa ancora, qualcuno resta, qualcuno no. Grande lavoro sui corpi, sugli specchi, sulle muffe, sull’acqua. Straordinari contributi di Gherardo Gossi (fotografia), Emita Frigato (scenografia), Benni Atria (montaggio), naturalmente di tutte le attrici. Il più bello dei film italiani presentati a Venezia 77? Di certo il più caldo, straziante, commovente.

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