Recensione: Chiara Ferragni – Unposted

CHIARA FERRAGNI – UNPOSTED (Italia, 2019) di Elisa Amoruso. Documentario. * ½

Non me la sento di associare il documentario su Chiara Ferragni alle opere di propaganda della Corea del Nord, né di fare polemica sul sottotitolo sostenendo che “unposted” sia un inganno dentro cui si cela la verità, ovvero che tutto sia “embadded”. Sono attacchi frontali che può permettersi un critico laureato come Paolo Mereghetti. E, probabilmente, se li più concedere un signore talmente potente da potersi esimere da una disanima più approfondita.

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Non che qua si voglia affrontarla, per carità. E, in fondo, due suggestioni le lancia l’accusa di Mereghetti. Il fatto che sia supervisionato (leggi: controllato, vagliato, epurato) dall’oggetto del racconto rende Chiara Ferragni – Unposted un film di Chiara Ferragni più che su Chiara Ferragni, in cui Elisa Amoruso ci fa la figura dell’esecutrice del marchingegno promozionale. È un problema fondamentale perché, d’accordo, non è raro che ciò accada, ma poi tutto sta all’autonomia e all’autorevolezza della regia.

Da cui “embadded”, come i resoconti parziali dal fronte, dove ogni immagine, ogni parola, ogni passaggio è in funzione della celebrazione dell’influencer italiana più famosa del mondo. Se l’ambizione era di rendere visibile ciò che la vita digitale della Ferragni non fa trapelare, non mi sembra che si possa parlare di un’operazione interessante. Chiaro che l’opinione sul personaggio induca a un giudizio che si riverbera sull’approccio al film, ma, insomma, anche il più ben disposto degli osservatori si ritrova in un grande spottone che non ci dice niente oltre a quel che scorgiamo nelle Instagram stories di Ferragni.

Tuttavia, dobbiamo fare lo sforzo di cercare qualcosa tra le pieghe di queste immagini, nel controluce di sequenze apparentemente trasparenti, in mezzo al fiume di parole encomiastiche. «Non tutti capivano ciò che stava accadendo», dice Silvia Venturini Fendi, lanciando en passant la convinzione che Ferragni sia un “progretto di marketing”. Le prove del matrimonio in cui lei spiega a Fedez che sull’altare deve dire «cose bellissime», con annessa discussione sulla canzone d’accompagnamento: lui vuole Amore che vieni, amore che vai, lei Buonanotte, fiorellino.

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«Amore, sei un po’ emozionato?» chiesto al cavalier serviente Fedez prima di una sfilata. Perle di saggezza pronte per le didascalie delle foto: «se i genitori ti fanno sentire speciale, ti sentirai speciale per tutta la vita». Messaggi elementari per un pubblico desideroso di certezze. Francesco Vezzoli, tra il genio e l’assurdo: «Chiara è un concetto, è l’idea di esporsi… la figlia di Marina Abrahmovic e il Grande Fratello». I soci che applaudono alla sua nomina di amministratrice… della sua azienda!

Ecco, la cosa più interessante di Unposted è ciò che effettivamente non è posted. Anzi: postato con i filtri. Una verità piegata alla volontà dell’utente Chiara: la separazione dal socio Riccardo Pozzoli risolta come un passaggio da soap opera, con lei sofferente per le doglie e lui cinicamente pronto a fregarla attraverso l’invenzione di altre società. La rimozione di un personaggio fondamentale per la costruzione dell’icona è il non-detto più appassionante: un potenziale The Social Network con Chiara nel ruolo di Mark Zuckerberg e Riccardo novello Eduardo Saverin. Peccato, così resta solo pubblicità.

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