La seconda notte di nozze | Pupi Avati (2005)

Siamo nell’immediato dopoguerra e in Puglia vive un uomo buono, generoso e po’ matto a causa degli elettroshock: è Giordano (stratosferico Antonio Albanese), che abita con le due zie burbere (la strepitosa Angela Luce e l’immensa Marisa Merlini all’ultimo ruolo sul grande schermo) e passa il suo tempo disinnescando le bombe sparse nelle zone limitrofe, affinché i bambini non ne rimangano vittime.

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A Bologna, invece, vivono la cognata Liliana (una sorprendente ed umile Katia Ricciarelli), vedova di suo fratello, e Nino, il di lei figlio (un viscido Neri Marcorè), che si arrangia come può sfruttando il suo mediocre fascino truffando su ricche fanciulle. Vivono in una chiesa, che presto verrà riconsacrata, e non sanno a che santo votarsi. In una notte disperata, Liliana scrive al cognato. Giordano, che già da giovane ne era innamorato, le risponde, e la invita da lui, tra i malumori delle due zie, che ricordano la donna come un’approfittatrice e una sgualdrina. Liliana, indecisa, è convinta da Nino, che ha rubato una bella automobile.

I due viaggiano verso la Puglia e quando ci arrivano sono accolti malamente dalle due zie («Ma se volevi una zoccola per divertirti te l’avremmo trovata noi, con tutte le zoccole che c’abbiamo qui!»). Il candido Giordano si affeziona a Nino e confessa a Liliana tutta la sua ammirazione. La cognata e il nipote decidono di rimanere per un po’ da lui. Trova un posto di lavoro a Nino, presso un avvocato. Ma il giovine si approfitta della figlia e ruba il danaro dalla cassaforte. Umiliata, Liliana vuole tornarsene a Bologna, ma Giordano le fa una proposta: mi volete sposare?

Pupi Avati continua il suo percorso nell’Italia provinciale del Novecento e firma un memorabile capitolo della sua carriera. Con La seconda notte di nozze raggiunge definitivamente una compiutezza stilistica in cui convivono la misura, la sobrietà e la dignità dei suoi trent’anni e più di carriera grazie al controllo totale dell’oggetto filmico. Tra gli ultimi di Avati questo è sicuramente il migliore: il meglio calibrato, il più leggero e delicato (più de Il cuore altrove), il più stralunato e commovente.

Inoltre, recupera un certo incanto infantile quando ripensa l’universo divistico alimentato dalla fantasia adorante di una provincia limitata: nel proporre una versione ipotetica di Enzo Fiermonte, l’attore preferito di Nino, Avati svela l’arcano della cialtroneria italica, giocando con il realismo per emancipare il corpo-Fiermonte rispetto all’immagine patinata plasmata dai fans. A latere, non rinuncia a quell’ironia che ha un po’ dimenticato negli ultimi tempi: è il caso dell’esorcismo, passaggio essenziale per far accettare l’impura Liliana alle zie.

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È un altro tassello della sua malinconica, toccante, amara, divertente, personale commedia umana (la filmografia di Avati va considerata come un corpus unico in cui ogni film è intimamente legato all’altro in una visione totale), accompagnato dall’incantevole fotografia del fido Pasquale Rachini e dalle splendide e mai invadenti musiche di Riz Ortolani. È soprattutto un film d’amore: quello di Giordano per Liliana e per i bambini che non vuole più vedere saltare in aria, come Maria, che, all’improvviso, fece una grande luce. Ed è dedicato a loro, a tutti i bambini che fanno un gran luce.

LA SECONDA NOTTE DI NOZZE (Italia, 2005) di Pupi Avati, con Antonio Albanese, Neri Marcorè, Katia Ricciarelli, Marisa Merlini, Angela Luce, Robert Madison, Toni Santagata, Sandro Dori, Mia Bendetta, Manuela Morabito, Edoardo Romano, Gilberto Idonea, Valeria D’Obici, Vincenzo Failla. Commedia. *** ½

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