Faccione | Christian De Sica (1991)

Curioso il cinema di Christian De Sica, che da regista sconta quella fama d’attore che non gli ha garantito né credibilità dietro la macchina da presa né particolari attenzioni critiche. Eppure, al di là degli esiti nefasti, sono più frequenti le occasioni d’interesse, e a parte le ultime prestazioni (Amici come prima, dramma sul gender mascherato da farsa; e Sono solo fantasmi, ghost comedy che sa d’antico con lacrima in gloria paterna come colpo di coda finale) sarebbe da disonesti non rilevare la forza di Simpatici e antipatici – la versione para-vanziniana di una proto-grande bellezza ultracafonal, generone romano e decadenza berlusconiana – o di Uomini uomini uomini – testimonianza audace d’un cinema popolare che si denuda nel confessare le sue reticenze – per citarne due.

Così come sarebbe perlomeno miope non riconoscere i meriti di Faccione, che alla sua prima apparizione ebbe anche qualche candidatura di peso, forse dovuta più che altro al peso “familiare” e professionale dell’attore allora in ascesa. A trent’anni di distanza mi sembra arrivato il momento di provare a mettere qualcosa in ordine, senza la pretesa della rivalutazione che tanto non interessa a nessuno.

Tanto per cominciare, trovatemi altrove un personaggio del genere. Cucito sulle misure importanti della ventitreenne (!) Nadia Rinaldi, commediante cresciuta nella bottega di Gigi Proietti e corpo tragicomico successivamente troppo mal gestito, il personaggio di Daniela è pura commedia all’italiana al crocevia degli anni Ottanta, un’adorabile cialtrona tipicamente romana che però vive il sogno di una commedia romantica americana.

Autonoma ed emancipata, maliziosa e logorroica, percepita come femminista dalla famiglia perché «ci hai fatto votare contro l’aborto», Daniela ha imparato a sentirsi bella: per difendersi dal bullismo di chi la chiama “cicciona” usa le forme generose per garantirsi piccoli favori, non nasconde la sua attrazione per i ragazzi africani perché molto dotati della virtù meno apparente, è capace nell’arco di pochi secondi di insultare Berlusconi perché ha ucciso le sale cinematografiche (lo dice di fronte all’esercente del Farnese) e di lodarlo in quanto uomo che si è fatto da solo (ma nella scafata Enrica Bonaccorti, incontrata al bar, non trova sponda).

Daniela crede alle mille panzane che dice: immagina una vita fatta di contatti altolocati con la convinzione di darsi un tono e offrendo di sé il profilo di una mitomane, è una ragazza in continua lotta contro le convenzioni in una Roma ancora da neorealismo rosa, con lo zio trucido ma buono che presidia Campo de’ Fiori, la giornalaia che le mette da parte le Figarò e La Settimana Enigmistica e le gallerie d’arte frequentate dal solito giro (la suprema gigiona Lucia Poli è la gallerista che espone le svastiche dell’artista già deportato John Francis Lance; Achille Bonito Olivo che, stringendole le guance, la chiama “faccione”; Roberto D’Agostino che spunta in ogni occasione mondana).

Faccione è principalmente fondato su un personaggio così ingombrante e “rotondo”, che Rinaldi interpreta con grande slancio (mai più stata così brava), ma c’è anche altro. C’è una storia d’amore bizzarra che lega Daniela a Michele, un idraulico svampito che lei in società spaccia per nobile, una specie di post-ragazzo di vita che abita con un arredatore gay. Michele è gay? È una marchetta? C’è tra i due una tenera amicizia? O si tratta di un rapporto utilitaristico?

Daniela non si fa troppe domande e pur di conquistarlo, per sottolineare la sua natura indipendente, si finge esperta di canne, lo droga e lo porta a letto. E poi? E poi meglio non andare oltre, se non notare come Faccione abbia una certa libertà nel trattare il sesso (Daniela abita con una ragazza a lei opposta, canonica bella e intrappolata in relazioni tossiche: Agnese Nano, che riserva sorprese) e le relazioni gay (d’altronde il cinema di De Sica è pieno di esplorazioni sull’omosessualità). Notevole reparto di facce antiche da vecchio cinema italiano (Angelo Bernabucci, Rosalina Neri, Gina Rovere, Franca Scagnetti…) e spiritose musiche di Manuel De Sica. A suo modo un unicum.

FACCIONE (Italia, 1991) di Christian De Sica, con Nadia Rinaldi, Paco Reconti, Agnese Nano, Lucia Poli, Massimo Bonetti, John Francis Lane, Giovanni Visentin, Rosalina Neri, Antonello Fassari, Angelo Bernabucci, Gina Rovere, Franca Scagnetti, Raffaella Davi, Claudia Lawrence, Paolo Paoloni, Giuliana Calandra, Achille Bonito Oliva, Roberto D’Agostino, Enrica Bonaccorti. Commedia. ** ½

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