Col termine creolo si intendeva, in origine, definire le persone di origine europea nate nelle colonie del Nuovo Mondo. In seguito ha conosciuto un ampliamento semantico, riferendosi ai meticci tra bianchi e indigeni delle Antille e dell’America centromeridionale e alle lingue coloniali generate dalla contaminazione di lingue di origine diversa. Messa così, Venere creola è un titolo che vuole più che altro alludere ad un immaginario esotico, incrociando le suggestioni dei film di viaggio di quel periodo: i documentari alla Continente perduto e Magia verde, le esplorazioni di Franco Rossi in Calypso e Odissea nuda, il futuro Mondo cane che esce un anno dopo.
Tratto da un racconto dello stesso Lorenzo Ricciardi, all’esordio come regista, Venere creola è una produzione italiana completamente ambientata in un’isola caraibica ma che si incardina su una storia di finzione, in cui la prospettiva etnografica è tutta in direzione di un approccio turistico dove il folklore è componente indispensabile per accedere in un mondo del tutto sconosciuto a noi occidentali se non attraverso visioni stereotipate e semplificate.
Oggi sarebbe forse impensabile una commedia – un po’ rosa – dominata da un giovane famoso come allenatore di galli da combattimento (!) che si mette alla ricerca di un altro pennuto dopo la morte di quello con cui ha vinto molte gare. Personaggio curioso, questo Melchior: non solo è una gloria locale per uno sport abbastanza bizzarro, ma approfitta anche dell’amore non reciproco che cova per lui la giunonica e ricca figlia del sindaco, conquista ragazze per gusto della seduzione, si abbandona ai bagordi…
Film piuttosto singolare nel cinema italiano, Venere creola è un ufo che dimostra un’ambizione sprovincializzata tipica di un’industria all’epoca rampante. Se Ricciardi è sostanzialmente un Carneade (un anno prima impegnato come aiuto di Gian Luigi Polidoro nel cruciale Le svedesi), dietro c’è un comparto di tutto rispetto, messo insieme dal produttore Luigi Rovere: il montaggio – invero non pimpantissimo – è nientemeno che di Mario Serandrei, la brillante fotografia di Aldo Giordani, le allegre musiche di Carlo Rustichelli e Piero Umiliani.
Oltre a un paio di numeri simpatici (Melchior che fa ubriacare Dolores, il popolo infuriato con Melchior) e un tono da avventura giuliva, Venere creola si avvale dei vivaci colori filtrati da un occhio a metà tra il turismo di lusso e il fumetto esotico e della esuberante prova di Calvin Lochart, ma non riesce mai ad appassionare davvero più di tanto, restando un oggetto stravagante a suo modo unico nel panorama nazionale.
VENERE CREOLA (Italia, 1961) di Lorenzo Ricciardi, con Calvin Lockhart, Helen Williams, Issa Arnal, Sheila Gibson, Berenica Figuera, Bany Velverton. Commedia. **
[…] Venere creola | Lorenzo Ricciardi (1961) 19 agosto 2019 […]
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