Road to Oscar/7 | Il principe delle maree | Barbra Streisand (1991)

Oscar 1992: candidato per film, regia, attore, attrice non protagonista, sceneggiatura non originale, fotografia, scenografia, colonna sonora originale.

E questa invece è la strana storia di Barbra Streisand contro l’Academy. La storia di una diva diventata attrice che, dopo aver ottenuto un primo Oscar per Funny Girl ad ex-aequo nientemeno che con Katharine Hepburn e un secondo per la canzone di È nata una stella, decise di farsi regista, per di più regista in grado di vincere una statuetta nella categoria più maschilista di sempre. Girl power, d’accordo, ma soprattutto una guerra personale contro il moloch.

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Bisogna mettere subito in chiaro una cosa: l’indubbia questione della parità di genere – o perlomeno del riconoscimento del talento femminile in un lavoro storicamente ad appannaggio maschile, se non altro come testimonianza di sostegno da parte dell’accademia – è strumentale rispetto al desiderio di Streisand di vedersi riconosciuta lo status di autrice, prima donna a poter essere premiata nella categoria, prima cantante, prima attrice, prima diva… insomma, se guerra deve essere, che a combattere siano i pesi massimi.

Si capiva già dal debutto che lo scontro era all’ultimo sangue: Yentl, un bizzarro musical ebraico tratto da Isaac Singer, a cui si dice misero mano amici registi più navigati (forse una strategia per indebolirla e umiliarla?), tanto poco commerciale quanto edificato sul suo carisma divistico. Sulla carta c’erano molti elementi per un “Oscar bait” con i fiocchi; eppure solo cinque nomination, nonostante il Golden Globe per film e regia.

Persa una battaglia, se ne pianifica un’altra. Il principe delle maree è un altro clamoroso “Oscar bait”: adattamento di un fortunato romanzo (di Pat Conroy), storia dolorosa, una diva impegnata su più fronti (cosa molto apprezzata di solito: Clint Eastwood, Kevin Costner, Mel Gibson, Ben Affleck…). E peraltro Streisand produce e dirige spiazzando anche chi generalmente non l’ama, mettendosi non di rado perfino di lato permettendo al grande Nick Nolte di esibirsi un memorabile one man show.

Lei è una psichiatra controcorrente; lui, il fratello gemello di una sua paziente. Si incontrano dopo l’ennesimo tentativo di suicidio della poveretta, per cercare di mettere insieme i pezzi di una vita disagiata. E, nel frattempo, lui subisce i contraccolpi lasciando affiorare le tracce nascoste di un passato devastante. Un’inattesa terapia sentimentale nella quale collimano i problemi privati di lui e i conflitti tra lei e il figlio; e mentre continuano a riemergere dall’inconscio le pene troppo nascoste l’amore si misura all’altezza del dramma.

Lacrime e sospiri, come in un rarefatto mélo degli anni quaranta o cinquanta, con una regia consapevole delle peculiarità (e delle insidie) del genere e per questo capace di dialogare con quel repertorio a forza di romantiche dissolvenze e sovraesposizioni del tutto inattuali, alla ricerca di un’immagine cinematografica in grado di trasmettere un nostalgico senso di amour fou e la malinconica amarezza di una storia che naviga mestamente tra passato e presente.

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Potente come nessun’altra diva dell’epoca, conscia di poter utilizzare la propria autorevolezza, Streisand si staglia quale figura pionieristica in un mondo dominato dagli uomini, dimostrando di avere ragione a sospettare della malafede generale nel momento in cui la candidano per il miglior film e le negano la nomina per la regia. Non perché fosse un suo diritto; ma, insomma, il sospetto che non riuscissero a considerare una ricca ed eclettica donna di successo una brava regista (come qua si dimostra) resta tuttora.

Certo, difficile negare l’alloro a Jonathan Demme per il capolavoro Il silenzio degli innocenti. Ma forse è più importante sottolineare quanto, nel solco della antesignana Ida Lupino, l’esperienza di Streisand abbia aperto la strada a Jodie Foster, Angelina Jolie, Natalie Portman. Chiamata a premiare la miglior regia agli Oscar 2010, si ritrovò a consegnare la statuetta alla prima donna regista, Kathryn Bigelow: chi meglio di lei…

IL PRINICPE DELLE MAREE (THE PRINCE OF TIDES, U.S.A., 1991) di Barbra Streisand, con Barbra Streisand, Nick Nolte, Blythe Danner, Kate Nelligan, Jeroen Krabbé, Melinda Dillon, George Carlin, Jason Gould. Mélo. ***

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