Accadde al commissariato | Giorgio Simonelli (1954)

Progetto Sordi, le puntate precedenti:

  1. Gastone di Mario Bonnard (1960)
  2. Domenica è sempre domenica di Camillo Mastrocinque (1958)
  3. Io so che tu sai che io so di Alberto Sordi (1982)
  4. Il boom di Vittorio De Sica (1963)
  5. Le coppie di Mario Monicelli, Alberto Sordi, Vittorio De Sica (1970)
  6. Racconti d’estate di Gianni Franciolini (1958)
  7. Il diavolo di Gian Luigi Polidoro (1963)
  8. Detenuto in attesa di giudizio di Nanni Loy (1971)
  9. Ladro lui, ladra lei di Luigi Zampa (1958)
  10. La vedova elettrica di Raymond Bernard (1958)
  11. Tutti a casa di Luigi Comencini (1960)
  12. I nostri mariti di Luigi Filippo D’Amico (1966)
  13. Piccola posta di Steno (1955)
  14. Nestore, l’ultima corsa di Alberto Sordi (1993)
  15. Crimen di Mario Camerini (1960)

Dopo Altri tempi, sontuoso apripista del cinema a episodi, dilaga, nel cinema italiano, la moda delle antologie. In realtà, riflettendoci, lo stesso Paisà era un film a episodi, ma era una specie di caso isolato nella stagione neorealista. I produttori più scafati s’imbarcano in queste operazioni un attimo dopo aver scoperto quanto fossero redditizie: arruolano moltissimi attori di prima fascia e sceneggiatori di varia provenienza, pagati meno rispetto ai cachet per i lungometraggi, e naturalmente guadagnano molto.

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Lo specialista è Carlo Infascelli, che inonda gli schermi di nostalgie musicali (Canzoni di mezzo secolo, Canzoni, canzoni, canzoni, Gran varietà) alzando ogni tanto l’asticella (Amori di mezzo secoli, con episodi di Roberto Rossellini e Pietro Germi). Pullulano, accanto, tentativi d’autore di scuola neorealista (L’amore in città, Siamo donne) o derivazione letteraria (Il matrimonio, Questa è la vita), bizzarre coproduzioni (I sette peccati capitali), zibaldoni dolceamari (Villa borghese). E poi c’è Un giorno in pretura, film a suo modo seminale e fondamentale.

A partire da quella proto-commedia all’italiana, con il pretore Peppino De Filippo al cospetto del quale sfilano personaggi implicati in piccoli casi giudiziari, si apre un breve filone di film a sketch di ambiente “poliziesco” estranei, chiaro, a qualunque vena cupa. Più semplicemente, s’intuisce che in questa dimensione si possono sviluppare gustosi bozzetti, brevi farse con le quali fare umorismo sulla tendenza a delinquere dei cialtroni italiani (i reati sono sempre di bassa lega).

In Accadde al commissariato, diretto dal prolifico Giorgio Simonelli e scritto da Giovanni Grimaldi, Ruggero Maccari, Ettore Scola e Vincenzo Talarico, il pretore Peppino cede il posto al commissario Nino Taranto: altro napoletano, dalla fisiognomica simile ma dal temperamento meno accondiscende, spalla che non subisce ma asseconda e guida l’azione, protagonista a proprio agio. Il personaggio lega le quattro vicende che costituiscono la sua giornata tipo.

Dopo una compagnia di varietà sul lastrico, una coppia che ha litigato per una pelliccia di visone, tramvieri in lotta coi crumiri e un bambino abbandonato, ecco che arriva Alberto Sordi, a cui è appaltato il numero finale. E, che dire, siamo nei pressi del sublime. Perché solo quel Sordi lì, anarchico e spietato, riusciva a interpretare personaggi così scriteriati, solo un cavallo pazzo del genere poteva accettare prestazioni che chiunque altro avrebbe portato nei territori del ridicolo.

Sordi viene condotto in commissariato per disturbo della quiete pubblica. Per vendere le bolle di sapone, ha inventato un metodo che oggi definiremmo un colpo di genio di marketing: si veste in modo inappuntabile, se non fosse per la gonna che indossa al posto dei pantaloni. Perché lo fa? Perché così si assicura l’attenzione dei compratori. Un genio? Forse. Un pazzo? Potrebbe. Si rende conto delle conseguenze? Diciamo di sì. C’è altro? Probabilmente no. Eppure.

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Eppure non è solo l’immagine di Sordi col gonnelline ad essere dirompente. È proprio Sordi che, con la sua selvaggia, animalesca, razionalissima capacità di intercettare l’interferenza tra ragione e follia, riesce ad emancipare il suo personaggio dal pericolo della macchietta. Gli dà una solidità, uno spessore, un effetto perturbante, uno spirito camp che forse erano solo immaginati dalla sceneggiatura. È in frammenti così che si vede il genio di un attore nella sua stagione migliore.

ACCADDE AL COMMISSARIATO (Italia, 1954) di Giorgio Simonelli, con Nino Taranto, Alberto Sordi, Walter Chiari, Mara Berni, Lucia Bosè, Riccardo Billi, Mario Riva, Carlo Dapporto, Lauretta Masiero, Turi Pandolfini, Mario Abbate, Carlo Romano, Anna Campori, Alberto Sorrentino, Ignazio Balsamo. Commedia. ** ½

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